Servizio di adorazione
ore 8.30 – Palermo, domenica 2 gennaio 2005
Oratore:
Pastore Lirio Porrello
DIMORA
NELLA VITE
“O
Eterno, chi dimorerà nella tua tenda? Chi abiterà sul tuo monte santo?” (Salmo
15:1).
Redazione a cura di Caterina Di Miceli
È la prima domenica del 2005 e, come avviene
all’inizio di ogni nuovo anno, tutti sperano che
quello appena iniziato sia migliore di quello trascorso, che non sia foriero di
eventi funesti, che riservi pace, salute e prosperità, ma puntualmente tutti
gli anni si concludono con tristi bilanci in cui il male sembra prevalere. La
verità è che solo in Cristo è possibile sperare in ogni cosa buona, e mentre il
mondo coltiva speranze vaghe e incerte, i veri credenti rinnovano la propria
consacrazione al Signore, confidano nel Suo amore, nella Sua presenza costante,
nel Suo intervento quando Lo invocano, sanno di poter
contare su di Lui,
Di certo il
Padre desidera fortemente ricompensare quei figli consacrati, che cercano
Tutti possono portare frutto, il Signore lo ha detto
al pastore Lirio in una visione in cui, mostrandogli un bell’albero di arance carico di frutti e una vite colma di magnifica uva
nera, gli ha fatto notare che non tutti potrebbero raccogliere le arance, data
l’altezza dell’albero, mentre tutti sono in grado di raccogliere l’uva. Ha
inoltre detto che per questo motivo ha paragonato se
stesso alla vite e la chiesa ad una vigna, e che il Suo scopo è che tutta la
chiesa porti frutto e che tutti possano
godere di tale frutto. Ciò significa che il frutto non serve a chi lo porta, ma
giova agli altri, perché costituisce una testimonianza ed una benedizione.
Sottomettere lo spirito d’indipendenza è essenziale
per una vita spirituale secondo la volontà di Dio, e di questo si coglie
insegnamento anche nel fondamento della dottrina (Ebrei 6:1-2)
“ …senza porre di nuovo il fondamento del
ravvedimento dalle opere morte e della fede in Dio, della dottrina dei
battesimi…”. Esaminando i vari punti si può
rilevare come ciascuno di essi tenda a distruggere lo spirito d’indipendenza,
infatti sia il ravvedimento che la fede in Dio comportano la presa di coscienza
che da soli non possiamo fare nulla da soli e che per ogni cosa dobbiamo
poggiare sul Signore. Essere in Cristo vuol dire non vivere più per se stessi,
ma per il Signore, stare attaccati a Lui e da Lui dipendere sottomettendo lo
spirito di autosufficienza, poiché il Signore afferma “…senza di me non potete fare nulla”.
All’inizio della creazione, Adamo comunicava
quotidianamente con Dio, dipendeva totalmente da Lui, aveva totale fiducia in
tutto ciò che il Signore gli diceva, ma un brutto giorno anziché agire per fede
nella Parola del Signore, si ribellò, in lui entrò lo spirito d’indipendenza e
inevitabilmente avvenne la sua separazione da Dio. Da quel momento non poté più alimentarsi alla fonte della vita, divenne un
tralcio secco e destinato al fuoco dell’inferno.
In Giovanni 15:5 “Io sono la vite, voi siete i tralci; chi
dimora in me e io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete
fare nulla” Gesù dice che, come il tralcio vive e dà frutto solo stando
attaccato alla vite, perché da essa riceve la linfa vitale, così è per noi:
quando col ravvedimento abbiamo riposto la nostra fiducia in Dio e siamo stati
battezzati in Cristo, siamo divenuti Suoi tralci, abbiamo ricevuto da Lui la
vita e potenzialmente la possibilità di portare frutto, ma
Vivere in modo autonomo e non subordinato ai Suoi
comandi, anche se ci si professa credenti, per Dio è male, lo
si legge in Geremia 2:13 “ Poiché
il mio popolo ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente di acqua
viva, per scavarsi cisterne, cisterne rotte, che non tengono l’acqua”. Il
popolo d’Israele conosceva Dio,
Il Signore
ci comanda, per il nostro bene, di dimorare in Lui “Dimorate in me e io dimorerò in voi; come il tralcio non può da sé
portare frutto se non dimora nella vite, così neanche voi, se non dimorate in me” (Gv.15:4-10),
sta a noi ubbidirGli o meno, non esistono vie intermedie.
Dimorare in Dio significa essere consapevoli della
Sua presenza, sentirla, cercare
Per il nuovo anno appena iniziato Dio ha tante cose
da dirci, da rivelarci, da comunicarci prima che avvengano, ma se non ci troviamo
nella condizione di poter sentire
Come rendere più sensibili i nostri sensi
spirituali? Spendendo più tempo nella cameretta, nel nostro luogo appartato di
preghiera, stando in comunione con Lui e dimorando in Lui; è là che s’impara a riconoscere
Come si vince lo spirito d’indipendenza?
“Confida
nell’Eterno con tutto il tuo cuore e non appoggiarti sul tuo intendimento;
riconoscilo in tutte le tue vie, ed egli
raddrizzerà i tuoi sentieri.
Non ritenerti savio ai tuoi occhi, temi
l’Eterno e ritirati dal male;
questo sarà guarigione per i tuoi
nervi e refrigerio per le tue ossa.
Onora l’Eterno
con i tuoi beni e con le primizie di ogni tua rendita;
i tuoi granai saranno
ripieni e i tuoi tini traboccheranno di mosto” (Proverbi 3:5-10).
In questi
versetti c’è la risposta. Dio promette grandi cose a chi
confida in Lui, non si ritiene savio, Lo teme e Lo onora; non ci resta quindi
che imparare a non fidarci dei nostri pensieri e delle nostre decisioni
apparentemente buone ma che, come l’esca per il pesce, potrebbero nascondere
amare sorprese, ed a sottoporre a Lui ogni cosa; possiamo contare sul Suo
potente intervento. Guardiamoci dal ritenerci saggi, temiamo il Signore
e rifiutiamo il peccato, e Dio ci assicura guarigione per i nervi e refrigerio
per le ossa; onoriamoLo con i nostri beni, cioè con la
decima delle nostre entrate, che Egli utilizzerà per il Suo regno, per avere
l’abbondanza promessa.
Mettiamo in
pratica questi comandi, dimoriamo nel Signore e nel 2005 avremo una raccolta
senza precedenti!