Rimetti la tua sorte nell’Eterno,confida in Lui, ed egli opererà Salmi 37:5
Le cinque predicazioni delle scorse domeniche hanno messo in luce l’attitudine di Davide di confidare nell’Eterno in ogni situazione ed oggi viene fatto un parallelismo tra la sua vita e quella di Gesù, tra il suo desiderio di confidare pienamente in Dio in ogni tempo e l’analogo desiderio di Gesù di dipendere dal Padre in ogni circostanza.
In apertura vengono citati due versetti, che in seguito verranno approfonditi e che evidenziano la medesima attitudine di fiducia nel Padre: uno riporta le ultime parole di Gesù sulla croce: “Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito”, l’altro riporta una frase pronunciata da Davide.
Salmo 31:5 Nelle tue mani io rimetto il mio spirito; tu mi hai riscattato, o Eterno, Dio di verità
Nel Vangelo di Luca è descritto cosa avvenne sulla terra nelle tre ore di agonia di Gesù, dalle ore dodici alle quindici, allorché il Suo corpo straziato era in procinto di esalare l’ultimo respiro.
Luca 23:44 Era circa l’ora sesta, e si fece buio su tutto il paese fino all’ora nona.
La morte di Gesù avvenne subito dopo la Pasqua ebraica, nel mese di nissan, corrispondente ai nostri marzo/aprile, quindi in primavera, eppure sulla terra si fece buio e la cortina del tempio stava per squarciarsi. Si squarciò totalmente da cima a fondo dopo che Egli morì.
Gesù stava per raggiungere il culmine del Suo compito sulla terra, era divenuto peccato per noi e stava sperimentando un’atroce agonia, ma non perdeva di vista la gioia che gli era posta davanti, la nostra redenzione, e confidava nel Padre, sapeva che Lo avrebbe risuscitato dai morti.
Luca afferma che prima di rendere lo spirito Gesù gridò a gran voce …
Luca 23:45 Il sole si oscurò e la cortina del tempio si squarciò in mezzo. 46 E Gesù, gridando con gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito». E detto questo, rese lo spirito.
… e l’apostolo Giovanni aggiunge qualcos’altro: afferma che prima di rendere lo spirito Egli disse: «È compiuto».
Giovanni 19:30 Quando Gesù ebbe preso l’aceto disse: «È compiuto». E, chinato il capo, rese lo spirito.
Il pastore fa risaltare che le parole “…rimetto il mio spirito” denotano la Sua totale fiducia nel Padre e indicano che non subì passivamente quella sofferenza, infatti, pur trovandosi in una condizione di estrema debolezza e di dolore lancinante, pur di rivolgersi al Padre riuscì a raccogliere tutte le Sue forze. Anche in quell’atto estremo manifestò una totale fiducia in Lui; sapeva che avrebbe trasformato quell’immenso dolore in una grande gioia e sapeva che Lo avrebbe risuscitato.
Davide aveva pronunciato le Sue stesse parole, ma dopo avere rivolto a Dio una preghiera: Trammi fuori dalla rete che mi han teso di nascosto, perché tu sei la mia roccaforte. Salmi 31:4
Si sentiva come intrappolato in una rete e con tutto il cuore pregò Dio di liberarlo, dopo di che pronunciò quelle parole che esprimevano il desiderio di affidarsi totalmente a Lui.
Tale agire ci fa riflettere e prendere atto che non sempre noi coinvolgiamo il Signore negli eventi della nostra vita, soprattutto quando ci sentiamo intrappolati in situazioni che ci appaiono senza via d’uscita. In certe circostanze infatti, invece di invocarLo ci limitiamo a subire, proprio quando Dio aspetta che Lo invochiamo e Lo coinvolgiamo nei nostri problemi.
Neppure Gesù stette in silenzio. Anche se era debole, raccolse tutte le Sue energie per invocare il Padre e affidarGli il Suo Spirito, sapendo che il nemico non può rubare ciò che viene affidato a Lui.
Davide ebbe nemici e sperimentò situazioni dolorose, ma poiché confidava in Dio nulla e nessuno poté ostacolare il progetto che il Signore aveva per la sua vita, neppure Saul.
Soltanto noi stessi, infatti, abbiamo la possibilità di bloccare il piano che Dio ha per noi nel momento in cui ci allontaniamo da Lui e prendiamo decisioni senza consultarLo.
Gesù non reagiva mai agli oltraggi e ai torti subiti, si rimetteva sempre nelle mani dl Padre.
1Pietro 2:22 «Egli non commise alcun peccato e non fu trovato alcun inganno nella sua bocca», 23 Oltraggiato, non rispondeva con oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva nelle mani di colui che giudica giustamente.
Anche Davide credeva nell’intervento di Dio e non prendeva mai alcuna iniziativa. Confidava nel Signore e voleva rispettare i Suoi piani e i Suoi tempi. Aveva arreso a Lui i suoi sogni ed anche il calendario dei suoi sogni, cioè il tempo del loro adempimento.
Questo è vivere nella grazia: vivere dell’iniziativa di Dio.
Riguardo ai tempi egli dice: I miei giorni sono nelle tue mani; liberami dalla mano dei miei nemici e da quelli che mi perseguitano (Salmi 31:15). Davide credeva nelle promesse di Dio, ma aspettava che fosse Lui a portarle a compimento, non ne forzava l’adempimento con strategie umane. Non si può dire, tuttavia, che rimanesse passivo, egli infatti si rimetteva attivamente a Dio proprio come in seguito avrebbe fatto Gesù quando Lo insultavano, Lo disprezzavano e Lo perseguitavano.
Il loro agire ci insegna che quando attraversiamo momenti di buio, quando non sappiamo cosa fare e ci sentiamo deboli e schiacciati, dobbiamo raccogliere tutte le nostre forze per gridare a Dio e coinvolgerLo nel nostro problema. Questo è il segreto per una vita vittoriosa.
Pensiamo alle sofferenze patite da Giuseppe: fu venduto dai fratelli, divenne schiavo in Egitto, finì in carcere ingiustamente nonostante avesse ricevuto il sogno secondo cui i suoi fratelli si sarebbero inchinati davanti a Lui, eppure non perdette mai la fiducia in Dio e la comunione con Lui, finché giunse il tempo in cui la profezia si avverò: divenne vice del faraone, uomo ricco e potente, e davanti a lui i suoi fratelli s’inchinarono.
Genesi 50:18 Poi vennero anche i suoi fratelli e si gettarono davanti a lui, e dissero: «Ecco, siamo tuoi servi». 19 Giuseppe disse loro: «Non temete; sono io forse al posto di DIO? 20 Voi avete macchinato del male contro di me; ma DIO ha voluto farlo servire al bene, per compiere quello che oggi avviene: conservare in vita un popolo numeroso. 21 Ora dunque non temete; io provvederò il nutrimento per voi e per i vostri figli». Così li confortò e parlò al cuore loro con dolcezza.
Giuseppe avrebbe potuto vendicarsi e scaricare su di loro tutta la sua amarezza; avrebbe potuto persino metterli a morte, ma non si vendicò, non ricambiò male con male, non si pose al posto di Dio. Come il Signore aveva mostrato a lui la Sua misericordia, così egli fece con loro.
Giuseppe aveva compreso che tutto il male subito era nel piano di Dio ed era finalizzato al bene del Suo popolo. Il Signore infatti si servì di lui per benedire tutto il popolo d’Israele. Il suo cuore fu guarito ed egli poté confortare i suoi fratelli e provvedere ai loro bisogni.
Giuseppe vinse il male con il bene, seguì il principio divino che ci insegna anche l’apostolo Paolo.
Romani 12:17 Non rendete ad alcuno male per male, cercate di fare il bene davanti a tutti gli uomini. 18 Se è possibile e per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. 19 Non fate le vostre vendette, cari miei, ma lasciate posto all’ira di Dio, perché sta scritto: «A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore». 20 «Se dunque il tuo nemico ha fame dagli da mangiare, se ha sete dagli da bere; perché, facendo questo, radunerai dei carboni accesi sul suo capo». 21 Non essere vinto dal male, ma vinci il male con il bene.
Le stesse cose erano state dette da Gesù nel discorso della montagna.
Luca 6:27 Ma io dico a voi che udite: Amate i vostri nemici; fate del bene a coloro che vi odiano. 28 Benedite coloro che vi maledicono e pregate per coloro che vi maltrattano.29 Se qualcuno ti percuote su una guancia, porgigli anche l’altra; e a chi ti toglie il mantello, non impedire di prenderti anche la tunica. 30 Da’ a chiunque ti chiede; e se qualcuno ti toglie il tuo, non glielo ridomandare. 31 Ma come volete che gli uomini facciano a voi, così fate a loro.
Non è naturale rispondere al male col bene, non reagire alle offese e dare a Dio l’iniziativa nel momento in cui si è maltrattati, offesi, disprezzati e perseguitati. È soprannaturale, ma come dice la Scrittura, in ogni situazione della vita il giusto vive e vivrà per la sua fede.
Tornando a Davide, oltre che per le vicende già note, soffrì anche per la congiura tramata da suo figlio Absalom che, per impossessarsi del trono, senza che Dio gli avesse fatto alcuna promessa al riguardo, giunse ad architettare la sua uccisione. Possiamo immaginare la sofferenza di Davide quando ne venne a conoscenza! Tuttavia anche in quella circostanza continuò a confidare saldamente nel Signore.
2Samuele 14:33 Joab allora andò dal re e gli riferì la cosa. Questi fece chiamare Absalom che venne dal re e si prostrò con la faccia a terra davanti a lui; e il re baciò Absalom.
2Samuele 15:1 Dopo questo Absalom si procurò un cocchio, cavalli e cinquanta uomini che corressero davanti a lui. 2 Absalom si alzava al mattino presto e si metteva a lato della via che portava alla porta della città. Così, se qualcuno aveva una causa e andava dal re per ottenere giustizia, Absalom lo chiamava e gli diceva: «Di quale città sei?». L’altro gli rispondeva: «Il tuo servo è di tale e tale tribù d’Israele».
Con l’inganno e la seduzione Absalom cercò di attirare a sé quante più persone poteva al fine di accrescere il suo seguito.
Davanti a suo padre finse di dovere andare ad Hebron per offrire un sacrificio al Signore, ma non era vero, in realtà vi si recava per farsi incoronare re nel palazzo reale.
2Samuele 15:6 Absalom faceva così con tutti quelli d’Israele che venivano dal re per chiedere giustizia; in questo modo Absalom si cattivò il cuore della gente d’Israele. 7 Or avvenne che, dopo quattro anni, Absalom disse al re: «Ti prego lasciami andare ad Hebron ad adempiere un voto che ho fatto all’Eterno. 8 Poiché, durante la sua permanenza a Gheshur in Siria, il tuo servo ha fatto un voto, dicendo: “Se l’Eterno mi riconduce a Gerusalemme, io servirò l’Eterno!”». 9 Il re gli disse: «Va’ in pace!». Allora egli si levò e andò a Hebron.10 Poi Absalom mandò degli emissari per tutte le tribù d’Israele, a dire: «Quando sentirete il suono della tromba, direte: “Absalom è proclamato re a Hebron”».
Mentre Davide, che ne venne informato, si trovava in una grande afflizione, un tal Scimei cominciò a maledirlo e nonostante qualcuno del suo seguito volesse ucciderlo perché aveva maledetto l’unto di Dio, Davide non lo permise. Egli diede anche l’ordine di non fare alcun male ad Absalom, ma avvenne che mentre questi cavalcava su un mulo, i suoi capelli s’impigliarono tra i rami di un albero e vi rimase appeso. Quindi fu ucciso da uno degli uomini di suo padre.
Scimei si pentì delle parole pronunciate e chiese perdono a Davide, il quale gli fece grazia anche se per legge avrebbe dovuto metterlo a morte.
2Samuele 19:18 Essi passarono col traghetto per portare di là la famiglia del re e per fare ciò che sembrava bene al re. Intanto Scimei, figlio di Ghera, si prostrò davanti al re, nel momento in cui questi passava il Giordano, 19 e disse al re: «Non mi imputi il mio signore alcuna colpa e dimentichi il male che il tuo servo ha fatto il giorno in cui il re mio signore usciva da Gerusalemme; il re non ne tenga conto. 21 Ma Abishai, figlio di Tseruiah, prese a dire: «Non dovrebbe Scimei essere messo a morte per aver maledetto l’unto dell’Eterno?». 22 Davide disse: «Che ho io da fare con voi, o figli di Tseruiah, che vi mostrate oggi miei avversari? Si può oggi mettere a morte qualcuno in Israele? Non so io forse che oggi sono re d’Israele?». 23 Il re disse quindi a Scimei: «Tu non morrai!». E il re glielo giurò,
Le parole di Gesù: “Nelle tue mani rimetto il mio spirito” denotano la Sua totale fiducia nel Padre e rilasciano a noi una grande lezione: se confidiamo sempre in Dio potremo superare le difficoltà e portare a compimento il Suo piano per la nostra vita. Chi si oppone al piano di Dio e chi vuole prendersi quello che il Signore non gli ha dato, finisce miseramente. Se Dio ci ha fatto delle promesse e noi confidiamo in Lui, alla fine vedremo il loro adempimento, se invece pensiamo di poterle prendere con la forza o con la nostra abilità, faremo una cattiva fine assieme a chi ci avrà sostenuto.
Nel momento del dolore più straziante, per affidarsi al Padre Gesù emanò un alto grido.
Anche Davide si affidò a Lui quando si sentì in pericolo.
Egli attribuiva a Dio tutto ciò che era diventato e aveva un cuore riconoscente per la posizione raggiunta: Tu mi hai anche dato lo scudo della tua salvezza; la tua destra mi ha sostenuto, e la tua benignità mi ha reso grande. Salmi 18:35
Quando Gesù stava per morire sulla croce e stava sperimentando quella che viene considerata la morte più atroce, in quella dolorosissima esperienza trovò la forza di coinvolgere il Padre e di affidarsi a Lui. Per questa Sua totale fiducia in Dio fu risuscitato dai morti.
Questo è il principio della grazia: lasciare a Dio l’iniziativa in ogni circostanza della vita, confidare totalmente in Lui, sottomettersi ai Suoi piani, ai Suoi tempi e ai Suoi modi. Questo è il segreto per una vita vittoriosa.
Redazione a cura di Caterina Di Miceli