L’UNZIONE OPERA SECONDO LA GRAZIA

Culto del 14 Mar 2021
Predicatore: Apostolo Lirio Porrello
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Ma Noè trovò grazia agli occhi dell’Eterno. Genesi 6:8

Redazione a cura di Caterina Di Miceli

In apertura di predicazione l’apostolo Lirio chiarisce gli scopi dell’odierno messaggio:
demolire le accuse che il nemico ci rivolge, usando la tattica di mettere in luce le nostre debolezze, i nostri errori e le nostre imperfezioni, quando vogliamo approcciare il trono di Dio;
creare in noi, nell’approcciare il trono di Dio, la franchezza che viene da una piena certezza di fede.

Nel Vangelo di Giovanni è scritto che la Legge, cioè la Torà, è stata data per mezzo di Mosé, quindi mediante un canale umano, mentre la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo. La grazia e la verità sono venute perché non sono una dottrina, ma una persona, Gesù Cristo, il quale non predicò mai sul tema della grazia, perché Egli stesso era la grazia.

Giovanni 1:17 Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo.
Quelli che noi definiamo “I dieci comandamenti” che Dio scrisse su tavole di pietra, per gli Ebrei sono “dieci parole” contenenti l’insegnamento che un padre impartisce ai figli per migliorarne la qualità di vita.

La seconda epistola a Timoteo afferma che Gesù non ci ha salvati in virtù delle nostre opere, che naturalmente variano da una persona all’altra, ma secondo il Suo scopo e sulla base della grazia che ci ha provveduto prima dell’inizio dei tempi. Questo vuol dire che ancor prima della creazione di Adamo, l’Agnello era stato immolato e la Sua grazia era già predisposta in cielo per rimediare alle conseguenze del peccato.

2Timoteo 1:9 che ci ha salvati e ci ha chiamati con una santa vocazione, non in base alle nostre opere, ma secondo il suo scopo e grazia, che ci è stata data in Cristo Gesù prima dell’inizio dei tempi,

Tornando al titolo del messaggio, l’apostolo spiega che il regno dell’unzione richiede disponibilità, non perfezione come quello della gloria, infatti quando Dio manifesta la Sua gloria, in pratica mette il sigillo su qualcosa che considera perfetto.

La Bibbia parla di due particolari occasioni in cui Dio manifestò la Sua gloria.
La prima volta la gloria scese nel tabernacolo di Mosé, dopo che la sua edificazione fu portata a compimento seguendo scrupolosamente le istruzioni dell’Eterno.

Esodo 39:32 Così fu finito tutto il lavoro del tabernacolo e della tenda di convegno. I figli d’Israele fecero secondo tutto ciò che l’Eterno aveva ordinato a Mosè; essi fecero così.

Dopo che il lavoro fu terminato, Mosè lo esaminò per accertarsi che fosse stato eseguito esattamente come Dio aveva ordinato e benedisse quelli che vi avevano lavorato.
Esodo 39:43 Mosè esaminò quindi tutto il lavoro; ed ecco, essi l’avevano eseguito come l’Eterno aveva ordinato; essi l’avevano fatto così. Così Mosè li benedisse.

Tutto era stato fatto secondo le indicazioni del Signore e solo alla fine dei lavori la nuvola della gloria dell’Eterno riempì il tabernacolo.
Uomini imperfetti avevano compiuto un’opera perfetta su cui Dio mise il Suo sigillo, ma Mosé non vi poté entrare a causa della sua imperfezione.

Esodo 40:33 Eresse pure il cortile attorno al tabernacolo e all’altare e mise la cortina all’ingresso del cortile. Così Mosè terminò il lavoro. 34 Allora la nuvola coprì la tenda di convegno e la gloria dell’Eterno riempì il tabernacolo. 35 E Mosè non poté entrare nella tenda di convegno, perché la nuvola vi si era posata sopra e la gloria (kabod) dell’Eterno riempiva il tabernacolo.

Pur essendo noi persone imperfette, Dio ci invita ad accostarci con piena fiducia al trono della Sua grazia allo scopo di ottenere misericordia. Tutti abbiamo bisogno di misericordia, perché tutti siamo imperfetti, viviamo nella miseria e abbiamo tanti bisogni. Ricordiamo che quando la donna adultera venne portata davanti a Gesù col suo peccato e con la sua miseria, ottenne Misericordia.

Ebrei 4:16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per ricevere aiuto al tempo opportuno.

Nel territorio della gloria, Dio richiede la perfezione, in quello dell’unzione, per iniziare non ci richiede abilità, maturità, sensibilità ecc., ma solo disponibilità, perché con la Sua grazia ci pone tutti allo stesso livello.
Essendo in Cristo, e quindi figli, tutti abbiamo un’unzione di base e i doni dello Spirito, ma sia l’unzione che i doni possono crescere e abbondare in modo differente da una persona all’altra.
Ad esempio chi parla in altre lingue deve desiderare di più e aspirare all’interpretazione per edificare gli altri.

1Corinzi 14:12 Così anche voi, poiché siete desiderosi di avere doni spirituali, cercate di abbondarne per l’edificazione della chiesa. 13 Perciò chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare

I doni dello Spirito sono nove, divisi in gruppi di tre. La diversità di doni manifesta la personalità dello Spirito Santo, la diversità di ministeri manifesta il ministero di Cristo, la diversità di operazioni manifesta l’onnipotenza di Dio, che opera tutto in tutti. Nella Sua sovranità, Egli decide cosa darci e noi possiamo appropriarcene per mezzo della fede.

1Corinzi 12:4 Or vi sono diversità di doni, ma non vi è che un medesimo Spirito, 5 Vi sono anche diversità di ministeri ma non vi è che un medesimo Signore. 6 Vi sono parimenti diversità di operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in tutti. 7 Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utilità comune. 8 A uno infatti è data, per mezzo dello Spirito, parola di sapienza; a un altro, secondo il medesimo Spirito, parola di conoscenza; 9 a un altro fede, dal medesimo Spirito a un altro doni di guarigioni, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro potere di compiere potenti operazioni; a un altro profezia; a un altro discernimento degli spiriti; 10 a un altro diversità di lingue, a un altro l’interpretazione delle lingue. 11 Or tutte queste cose le opera quell’unico e medesimo Spirito, che distribuisce i suoi doni a ciascuno in particolare come vuole.

Tornando alla nuvola della gloria, viene ricordato che, oltre che nel tabernacolo di Mosè scese anche nel tempio di Salomone.

2Cronache 7:1 Quando Salomone ebbe finito di pregare, dal cielo cadde un fuoco che consumò l’olocausto e i sacrifici e la gloria dell’Eterno riempì il tempio. 2 I sacerdoti non potevano entrare nella casa dell’Eterno, perché la gloria dell’Eterno riempiva la casa dell’Eterno. 3 Tutti i figli d’Israele, quando videro il fuoco scendere e la gloria dell’Eterno posarsi sul tempio, si prostrarono con la faccia a terra sul pavimento adorarono e lodarono l’Eterno, «perché è buono, perché la sua benignità dura in eterno». 4 Poi il re e tutto il popolo offrirono sacrifici davanti all’Eterno.

La gloria vi scese perché il tempio era stato costruito esattamente sulla base delle istruzioni date dall’Eterno, il quale anche questa volta su quella perfezione mise il Suo sigillo.

2Corinzi 4:6 perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è lo stesso che ha fatto brillare il suo splendore nei nostri cuori per illuminarci nella conoscenza della gloria di Dio, che rifulge sul volto di Gesù Cristo.7 Or noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché l’eccellenza di questa potenza sia di Dio e non da noi.

Dio richiede dei vasi in cui riversare la Sua unzione, e siamo noi quei vasi di terra, fragili e imperfetti, che però contengono un tesoro perfetto: l’unzione divina che ci consente di portare a compimento opere perfette. Il nemico ci mostra i nostri limiti e le nostre imperfezioni per scoraggiarci dal manifestare l’unzione che è in noi e talvolta gli diamo credito, ma Dio sa che siamo imperfetti e ci chiede solo disponibilità per compiere le opere perfette da Lui volute e che noi possiamo realizzare perché in noi c’è Lui, un Dio perfetto che ce lo consente e a cui deve andare tutta la gloria.
Se le nostre imperfezioni ci bloccano, di fatto adempiamo gli scopi del nemico, se invece ci portano a dipendere da Dio, realizziamo i Suoi scopi.
L’epistola ai Romani afferma che lo Spirito sovviene alle nostre debolezze e intercede per noi.

Romani 8:26 Nello stesso modo anche lo Spirito sovviene alle nostre debolezze, perché non sappiamo ciò che dobbiamo chiedere in preghiera, come si conviene, ma lo Spirito stesso intercede per noi con sospiri ineffabili.

La stessa epistola afferma che i doni (charismata) e la vocazione di Dio sono senza pentimento. Romani 11:29
Cosa vuol dire questo versetto? Vuol dire che se ci comportiamo male perdiamo i doni? No, semmai perdiamo l’unzione necessaria per farli funzionare. Dio non si pente di averci dato i Suoi doni, ma se viviamo nella disobbedienza e ci allontaniamo dal Suo proposito ci toglie l’unzione. Abbiamo l’esempio di Sansone, che finché visse nel proposito di Dio fece grandi cose, ma quando si allontanò dal Suo proposito perdette l’unzione e pagò a caro prezzo la sua disobbedienza.

È possibile, quindi, che l’unzione data venga poi revocata? Sì, perché mentre l’unzione che abbiamo dentro dimora in noi, quella che è su di noi è temporanea e dipende dalla nostra obbedienza,.

1Giovanni 2:27 Ma quanto a voi, l’unzione che avete ricevuto da lui dimora in voi e non avete bisogno che alcuno v’insegni; ma, come la sua unzione v’insegna ogni cosa ed è verace e non è menzogna, dimorate in lui come essa vi ha insegnato.

Il Signore tolse il mantello dell’unzione al re Saul e lo pose su Davide, con la conseguenza che Saul continuò ad essere re illegalmente, visto che non aveva più l’unzione regale; operava basandosi sulle sue forze e prendeva per sé la gloria di quello che faceva.
Anche Giuda Iscariota, aveva ricevuto la chiamata apostolica come gli altri, aveva fatto anche lui esperienze soprannaturali, ma quando tradì Gesù si sottrasse al proposito divino, all’unzione, alla protezione, finì col suicidarsi e Dio passò a Mattia l’unzione che era su di lui.

Se Dio ci chiama, ci equipaggia adeguatamente; a Lui basta la nostra disponibilità per darci la necessaria capacità.

Geremia 1:6 Io risposi: «Ahimè, Signore, Eterno, io non so parlare, perché sono un ragazzo».

Di fronte alla chiamata di Dio, le nostre capacità appaiono molto limitate, ma due cose: l’unzione e la grazia, colmano tale divario.

Per tale motivo dobbiamo attribuire molto valore all’unzione che Dio ci ha dato. Come?
Sviluppando un’intima relazione con lo Spirito Santo.
Essendo sensibili allo Spirito Santo allo scopo di obbedirGli e capire i Suoi tempi.
Dando il giusto valore agli unti che Dio ha posto in autorità su di noi (Ef. 4:11).
Tributando onore e rispetto alla Sua presenza e all’unzione.

Dobbiamo attribuire molto valore anche alla grazia di Dio, che ci fa superare l’imbarazzo di presentarci a Lui con le nostre debolezze e i nostri errori.

L’apostolo Paolo aveva superato la tendenza umana a nascondere le proprie
debolezze, anzi se ne gloriava, perché sapeva che in tal modo avrebbe consentito all’unzione divina di dimorare su di lui. Sono famose le sue parole:
Quando io sono debole, allora sono forte

2Corinzi 12:9 Ma egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza è portata a compimento nella debolezza». Perciò molto volentieri mi glorierò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. 10 Perciò io mi diletto nelle debolezze, nelle ingiurie, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle avversità per amore di Cristo, perché quando io sono debole, allora sono forte.