LA DIMENSIONE PROFETICA DELL’INTERCESSIONE


Culto del 05 Feb 2023
Predicatore: Apostolo Lirio Porrello
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Quando parlarono al Faraone, Mosè aveva ottant’anni e Aaronne ottantatré. Esodo 7:7

Redazione a cura di Caterina Di Miceli

La predicazione di oggi tratta ancora il tema dell’intercessione, in particolare la sua dimensione profetica, e viene ribadito il fatto che, trovarci nell’anno 5783 del calendario ebraico ci induce a cogliere l’aspetto profetico e sacerdotale che ha per noi il tempo in cui ci troviamo. Nello spirito abbiamo compreso che, come Dio mandò Mosé e Aaronne, un profeta e un sacerdote, a parlare con il faraone per chiedergli di liberare il popolo d’Israele dall’Egitto, così vuole che noi attingiamo a questo valore profetico e sacerdotale per comandare al faraone di liberare il popolo di Dio che tiene schiavo e così avere una grande raccolta. Uno dei mezzi per averla è, per l’appunto, l’intercessione.

Secondo le leggi dell’ermeneutica, che è l’arte dell’interpretazione della Bibbia, il primo esempio d’intercessione che vi troviamo fu praticata da Abrahamo per la salvezza di Sodoma e Gomorra. Dio aveva emesso un giudizio contro queste due città a causa della loro perversione e l’unico a cui ne diede rivelazione fu Abrahamo, con cui aveva fatto un patto. Il Signore decise di non agire senza prima parlarne con lui, poiché lo considerava amico, e fu grazie a tale rivelazione che Abrahamo poté svolgere il ruolo d’intercessore.
Oggi scopriremo che tutti i profeti sono intercessori, ma non tutti gl’intercessori sono profeti.

Genesi 18:17 l’Eterno disse: «Celerò io ad Abrahamo quello che sto per fare, 18 poiché Abrahamo deve diventare una nazione grande e potente e in lui saranno benedette tutte le nazioni della terra?

Dio rivelò ad Abramo quello che stava per fare quando ancora non era spiritualmente maturo e non aveva realizzato nulla del destino che il Signore aveva preparato per lui; questo perché Egli non ci vede come siamo al presente, ma ci vede già glorificati, come saremo in seguito.
Venuto a conoscenza della fine che avrebbero fatto Sodoma e Gomorra, Abrahamo iniziò a contrattare con il Signore e a intercedere per i giusti di quelle città.

Genesi 18:32 E Abrahamo disse: «Deh, non si adiri il Signore e io parlerò ancora questa volta soltanto. Ammesso che in città se ne trovino dieci?». L’Eterno rispose: «Non la distruggerò per amore dei dieci».

Dov’è scritto che Abramo era un profeta?
Genesi 20:7 Ora dunque restituisci la moglie di quest’uomo, perché è un profeta; ed egli pregherà per te e tu vivrai. Ma se non la restituisci, sappi per certo che tu morrai, tu e tutti i tuoi».
Questo versetto ci dice che un profeta dà vita, infatti afferma che, se Abramo non avesse pregato per loro, sarebbero morti. Tutti i profeti sono chiamati a intercedere per gli altri e se non lo fanno è perché non avvertono il peso dei loro bisogni, ma ciò non vuol dire che tutti gli intercessori sono profeti.

Nella Bibbia, gl’intercessori sono definiti anche sentinelle e guardiani, infatti la parola “intercessore” può essere sostituita da “guardiano”.

Ezechiele 33:7 Così, o figlio d’uomo, io ti ho stabilito sentinella (tsaphah) per la casa d’Israele; perciò ascolta la parola dalla mia bocca e avvertili da parte mia.
Questa parte della Scrittura ci dice che una sentinella deve stare sempre in allerta ed esercitare l’orecchio all’ascolto, per cui noi, che siamo sacerdoti e intercessori, dobbiamo esercitare l’orecchio all’ascolto di ciò che il Signore vuole farci sapere.

Abacuc 2:1 Io starò al mio posto di guardia, mi porrò sulla torre e starò attento (tsaphah) per vedere ciò che egli mi dirà e ciò che dovrò rispondere circa la rimostranza fatta

Anche il profeta Abacuc dichiarò che avrebbe tenuto l’orecchio vigile, attento all’ascolto di ciò che il Signore gli avrebbe detto, per sapere quello che avrebbe dovuto riferire al popolo. Naturalmente questo presuppone intimità e una comunicazione efficace.
La parola ebraica tsaphah indica uno sporgersi fuori per vedere sia ciò che c’è in lontananza che per scrutare ciò che c’è nelle vicinanze; in definitiva indica un atteggiamento attento a cogliere quello che Dio vuole mostrare.
Nella lingua ebraica ci sono tre parole che per noi è bene conoscere: tsaphah, natsar e shamar, due delle quali: natsar e shamar hanno un significato simile, quindi possono essere usate indifferentemente, e indicano l’intenzione di “garantire e proteggere, vegliare, fare una siepe intorno per difendere”.
Isaia 5:2 La circondò con una siepe, ne tolse via le pietre, vi piantò viti di ottima qualità, vi costruì in mezzo una torre e vi scavò un torchio. Egli si aspettava che producesse uva buona, invece fece uva selvatica.

Quando Dio pose Adamo nel giardino dell’Eden gli comandò di lavorarlo e custodirlo, e se gli disse di custodirlo di certo fu perché sapeva che c’erano dei pericoli, ma Adamo non prestò attenzione a quel comando del Signore e lavorò il giardino, ma non lo protesse, dando così la possibilità al serpente di entrarvi e di tentare Eva.

Genesi 2:15 L’Eterno DIO prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino dell’Eden perché lo lavorasse e lo custodisse.
Anche a noi Dio ha affidato alcune cose da proteggere: ci ha affidato una famiglia, una riunione in casa, un ‘azienda, persone da curare, ecc., e si aspetta che noi mettiamo attorno a loro una siepe di protezione, che impediamo al nemico di danneggiarle.

Nel tempo in cui queste cose furono scritte, le città erano circondate da mura e accedervi era possibile attraverso le porte, ma solo dopo avere ricevuto il necessario permesso. Persino le porte rimanevano inaccessibili senza un’apposita autorizzazione.
Anche sul piano spirituale esistono delle porte d’accesso alla nostra vita, ed è nostro compito proteggerle, ne abbiamo il diritto e l’autorità, visto che da Abrahamo, di cui siamo la discendenza spirituale, abbiamo ereditato una meravigliosa promessa del Signore: “La tua discendenza possederà la porta dei tuoi nemici”. Per tale motivo dobbiamo fare molta attenzione anche alle parole che pronunciamo, al fine di non aprire porte attraverso cui il nemico possa introdursi nella nostra vita e danneggiarci.

Le sentinelle sono chiamate a vegliare, ma ci sono sentinelle che si addormentano, come avvenne nel giardino del Getsemani, quando Gesù chiese a Pietro e ai due figli di Zebedeo (Giacomo e Giovanni) di “vegliare” con Lui.

Matteo 26:36 Allora Gesù andò con loro in un luogo, chiamato Getsemani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». 37 E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e grande angoscia.38 Allora egli disse loro: «L’anima mia è profondamente triste, fino alla morte; restate qui e vegliate con me». 39 E andato un poco in avanti, si gettò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice; tuttavia, non come io voglio, ma come vuoi tu». 40 Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano, e disse a Pietro: «Così non avete potuto vegliare neppure un’ora con me? 41 Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione, poiché lo spirito è pronto ma la carne è debole». 42 Si allontanò di nuovo per la seconda volta e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice si allontani da me senza che io lo beva sia fatta la tua volontà!». 43 Poi, tornato di nuovo, li trovò che dormivano, perché i loro occhi erano appesantiti. 44 E, lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, dicendo le medesime parole. 45 Ritornò poi dai suoi discepoli e disse loro: «Da ora in poi dormite pure e riposatevi; ecco l’ora è giunta e il Figlio dell’uomo è dato nelle mani dei peccatori.

Nel momento in cui si caricò dei nostri peccati, Gesù provò un’angoscia mortale, trasudava sangue misto e sudore, credette di essere sul punto di morire, si trovò in uno stato di confusione tale che non sapeva più qual era la volontà del Padre, e a Pietro, Giacomo e Giovanni disse: L’anima mia è profondamente triste, fino alla morte; restate qui e vegliate con me (v.38). Ma i Suoi discepoli non vegliarono e non pregarono, con la conseguenza che quando giunsero i soldati per arrestarLo, Pietro sguainò la spada e colpì il servo del sommo sacerdote all’orecchio, mozzandoglielo.
Prontamente Gesù glielo riattaccò, ma durante il processo nessuno accennò a tale evento straordinario, perché avrebbero dovuto dichiarare che era avvenuto un miracolo.

Giovanni 18:10 Allora Simon Pietro, che aveva una spada la sfoderò, percosse il servo del sommo sacerdote e gli recise l’orecchio destro; or quel servo si chiamava Malco.

Gesù aveva detto loro: “Vegliate per non cadere in tentazione”, e poi anche “Vegliate e pregate”, ma Pietro si addormentò, per cui non era forte nello spirito e in quella spiacevole situazione reagì carnalmente. Un intercessore però non reagisce, è proattivo, cioè prevede in anticipo ciò che avverrà e riceve istruzioni su come affrontare le situazioni. Pietro perdette l’opportunità di passare dalla carne allo spirito, come si sarebbe trovato se avesse pregato.
2Corinzi 10:4 perché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti in Dio a distruggere le fortezze,

Dobbiamo essere vigili e in preghiera proteggere le porte dall’invasione nemica. Dio ci ha costituiti guardiani e sentinelle, ciò vuol dire che potrà entrare nelle nostra vita solo chi da noi ne avrà il permesso. Nessun nemico può esercitare autorità su di noi se non glielo consentiamo, cosicché se nella nostra vita entrano malattia, miseria, peccato, distruzione, ecc., è perché glielo abbiamo consentito. La benedizione di Abrahamo appartiene anche a noi e nel nome di Gesù Cristo abbiamo l’autorità di spezzare ogni malattia ereditaria.

Genesi 22:17 io certo ti benedirò grandemente e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza possederà la porta dei suoi nemici

Noi abbiamo il diritto legale di ricordare a Dio le Sue promesse e se Gliele ricordiamo insistentemente è perché vogliamo realizzarle. La Scrittura ci esorta a non darGli riposo fino a quando non avrà realizzato le Sue intenzioni originali, tra le quali, ad esempio, la salvezza dei nostri cari e delle persone che ci sono state affidate. Non ci è possibile seguire ciascuna di loro, ma attraverso la nostra preghiera possiamo permettere a Dio di mandare i Suoi angeli a seguirle.

Isaia 62:6 Sulle tue mura, o Gerusalemme, ho posto delle sentinelle, che per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai. Voi, che ricordate all’Eterno le sue promesse, non state in silenzio, 7 e non dategli riposo, finché non abbia ristabilito e reso Gerusalemme la lode di tutta la terra.

In altri termini solo chi prega, intercede e Gli ricorda le promesse, permette a Dio di agire in modo che le cose avvengano. A tal fine dobbiamo dichiarare la Parola giorno e notte, non tacere mai, benedire, intercedere …
Alla chiesa di Efeso, che dopo quel momento non lo avrebbe più rivisto, l’apostolo Paolo disse:
Atti 20:28 Badate dunque a voi stessi e a tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata col proprio sangue.

La parola tradotta in italiano con “badate” in greco significa prestate attenzione, vegliate, siate cauti, abbiate riguardo, perché il vostro peggior nemico è la vostra carne, e la carne va crocifissa, perché è proprio la carne che ci impedisce di vegliare e di pregare, mentre questo è il tempo di vegliare e d’intercedere!