LA CONSACRAZIONE DEI SACERDOTI

Culto del 05 Mar 2023
Predicatore: Apostolo Lirio Porrello
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Romani 12:1 “Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio”.

Redazione a cura di Federica Urgese

Nelle ultime predicazioni domenicali l’argomento che stiamo trattando è il sacerdozio e l’intercessione, ed oggi, nello specifico, parleremo di consacrazione dei sacerdoti. Siamo abituati a riconoscere le persone per quello che fanno (dottore, insegnante, avvocato, commerciante..), ma in realtà non vi è nulla di più sbagliato poiché quello è il loro lavoro o servizio, non la loro identità che invece proviene dal Padre. Leggiamo l’esortazione di Paolo in Romani 12:1 “Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio”. Paolo ci dice che il servizio inizia con la consacrazione, senza la quale nulla può avere inizio. Leggeremo oggi di Aaronne e dei suoi figli che non hanno potuto iniziare il loro servizio senza prima essersi consacrati a Dio.
In Esodo 29, fu dato il comando da Dio a Mosè di consacrare Aronne e i suoi figli nell’ufficio di sacerdoti. Esodo 29:1 “Questo è ciò che farai per consacrarli perché mi servano come sacerdoti. Prendi un torello e due montoni senza difetto, Esodo 29:10 Poi farai avvicinare il torello davanti alla tenda di convegno; e Aaronne e i suoi figli poseranno le loro mani sulla testa del torello. Esodo 29:18 Farai quindi fumare tutto il montone sull’altare: è un olocausto all’Eterno; è un profumo gradevole, un sacrificio fatto mediante il fuoco all’Eterno. 19 Poi prenderai l’altro montone, e Aaronne e i suoi figli poseranno le loro mani sulla testa del montone. 20 Scannerai il montone, prenderai del suo sangue e lo metterai sul lobo dell’orecchio destro di Aaronne e sul lobo dell’orecchio destro dei suoi figli, sul pollice della loro mano destra e sul dito grosso del loro piede destro, e spruzzerai tutt’intorno il sangue sull’altare”.
C’era un ordine nell’offerta: prima il torello, che rappresentava l’offerta per i peccati del sacerdote, proprio perché anche il sacerdote aveva necessità di purificazione, in seguito i due arieti. C’erano, dunque, tre animali coinvolti in questo capitolo: un torello e due montoni. L’uccisione di questi animali rappresenta ciò che Gesù avrebbe compiuto poi più tardi. Aaronne e i suoi figli dovevano imporre le mani sul capo del torello prima di ucciderlo (Esodo 29:10) e una volta caricato dei loro peccati sarebbe poi stato ucciso al loro posto. Successivamente, il primo ariete sarebbe stato ucciso e il suo sangue sarebbe stato spruzzato sull’altare e sacrificato come olocausto al Signore per produrre un profumo gradevole (Esodo 29:18). 
Solo dopo doveva essere ucciso il secondo ariete (Esodo 29:19). Dal sangue di questo secondo montone le loro orecchie destre erano unte con sangue (udito consacrato e purificato); i loro pollici destri erano unti con sangue (opere consacrate e purificate); e i loro alluci destri erano unti di sangue (un cammino consacrato e purificato). Le loro vesti dovevano poi essere cosparse di sangue e olio per l’unzione. Il sangue dell’ariete sui loro corpi e sulle loro vesti rappresentava la purificazione, nello stesso modo in cui il sangue di Gesù ci purifica, e il Suo Spirito (olio per l’unzione) ci unge. Per sette giorni il sacerdote avrebbe mangiato la carne del montone. Dunque, l’orecchio purificato rappresenta l’attitudine all’ascolto della voce di Dio, l’olio rappresenta lo Spirito Santo, il pollice la forza e le opere che noi facciamo: le opere innanzi preparate affinchè noi le pratichiamo. Infine, l’alluce rappresenta il nostro cammino che deve essere consacrato anch’esso affinchè noi possiamo muoverci nello Spirito e non nella carne.
L’intero processo di consacrazione durava sette giorni. Sette è il numero divino di perfezione e compimento. Anche il matrimonio durava, ad esempio, sette giorni. Esodo 29:35 Farai dunque per Aaronne e per i suoi figli tutto ciò che ti ho ordinato: li consacrerai per sette giorni. 36 E ogni giorno offrirai un torello, come sacrificio per il peccato, per fare l’espiazione per esso e lo ungerai per consacrarlo. 37 Per sette giorni farai l’espiazione per l’altare e lo santificherai; l’altare sarà santissimo: tutto ciò che toccherà l’altare sarà santo. Solo dopo questo rituale l’espiazione dei peccati era completa e solo così era possibile piacere a Dio, colui che è tre volte Santo e non può avere comunione con i nostri peccati. Ma il rituale non finiva qui:
Esodo 29:31 Poi prenderai il montone della consacrazione e farai cuocere la sua carne in un luogo santo; 32 e Aaronne e i suoi figli mangeranno, all’ingresso della tenda di convegno, la carne del montone e il pane che è nel paniere. 33 Mangeranno le cose che sono servite per fare l’espiazione per consacrarli e santificarli; ma nessun estraneo ne mangerà, perché sono cose sante”.
Il pane nel paniere era il pane azzimo ed era intriso di olio (il pane rappresenta Gesù e l’olio lo Spirito Santo, quindi il tutto rappresentava il sacerdozio di Cristo). Avevano mangiato il montone della consacrazione: lo ingerivano e lo digerivano! La consacrazione era parte integrante di loro, non facevano i sacerdoti, erano sacerdoti perché avevano interiorizzato il servizio. Dopo essere stati purificati dal sangue del primo montone e aver mangiato il corpo del secondo montone, erano consacrati nell’ufficio sacerdotale perpetuamente (continuamente) secondo i versetti 9 e 44 dell’Esodo 29:9 Cingerai Aaronne e i suoi figli con delle cinture e metterai su di loro dei copricapi; il sacerdozio apparterrà loro per statuto perenne. Così consacrerai Aaronne e i suoi figli. Esodo 29:44 Così santificherò la tenda di convegno e l’altare; santificherò pure Aaronne e i suoi figli, perché mi servano come sacerdoti.
Ma cosa ha fatto il sangue di Gesù dunque? Oggi anche noi siamo consacrati dal sangue versato da Gesù Cristo. Siamo stati dichiarati santi e giusti e i nostri peccati sono stati perdonati. Il suo sangue ci ha lavati, purificati e imbiancati. Egli è il nostro montone di consacrazione perché ha consacrato per noi una nuova via vivente con la Sua carne. Ma leggiamo ora Genesi 22, il momento in cui l’olocausto non era presente quando Abramo e Isacco si incamminavano per offrire l’olocausto, per l’appunto. Ma come sappiamo Abramo risponderà ad Isacco in fede : “Dio lo provvederà”.
Genesi 22:13 “Allora Abrahamo alzò gli occhi e guardò; ed ecco dietro di lui un montone, preso per le corna in un cespuglio. Così Abrahamo andò, prese il montone e l’offerse in olocausto invece di suo figlio”. Quando in Giovanni 6 Gesù parla a un popolo, quello ebreo, che conosceva a memoria Esodo, una parte dei discepoli si scandalizza.
Giovanni 6:54 “Chi mangia la mia carne (Lui è il montone) e beve il mio sangue, ha vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
Ora siamo responsabili di vivere una vita che è in linea con ciò che Gesù ha già compiuto per noi sul Calvario. La consacrazione ha anche un suono, perché toglievano le corna dal montone della consacrazione e facevano gli shofar. Il corno proveniva dalla testa di un animale sacrificato. Senza consacrazione, non hai nemmeno un suono purificato. Il tuo suono proviene dalla profondità della tua consacrazione, non dal tono o dal volume della tua voce.
Che aspetto ha la consacrazione per noi oggi? C’è una falsa teologia che omette principi dottrinali e dice che non dobbiamo praticare o vivere un certo stile di vita santo perché Gesù ha già pagato per la nostra consacrazione. Ma noi sappiamo che non è affatto così, le Scritture ce lo dimostrano. Efesini 4:1 “Io dunque, il prigioniero per il Signore, vi esorto a camminare nel modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati”. Riprendiamo il verso con cui abbiamo iniziato la predicazione
Romani 12:1 “Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio”.
2Timoteo 2:20 “Or in una grande casa non vi sono soltanto vasi d’oro e d’argento, ma anche di legno e di terra; gli uni sono ad onore, gli altri a disonore. 21 Se dunque uno si purifica da queste cose, sarà un vaso ad onore, santificato e utile al servizio del padrone, preparato per ogni buona opera. 22 Or fuggi le passioni giovanili, ma persegui la giustizia, la fede, l’amore e la pace con quelli che con cuore puro invocano il Signore”
Se non sei santificato non sei gradito a Dio, non puoi rappresentare il Padre senza aver consacrato te stesso, né riesci ad avere discernimento su quali sono le opere a te innanzi preparate, perché il peccato ti annebbia i sensi spirituali. Anche se Gesù “ha pagato tutto”, la nostra salvezza si compie collaborando con lo Spirito Santo. Dobbiamo camminare nella nostra consacrazione ogni giorno. Siamo stati salvati, siamo salvati e saremo salvati (Matteo 24:13). È lo Spirito Santo dentro di noi che ci ha sigillati fino al giorno della redenzione (Efesini 1:13; Efesini 4:30). La salvezza ha tre tempi (passato, presente, futuro): è iniziata ma non è finita, siamo stati salvati per grazia mediante la fede, dunque siamo in un processo fino a che non sarà ribaltato completamente l’effetto del peccato adamico: nella glorificazione anche dei nostri corpi. Noi siamo tutti responsabili di “compiere la nostra salvezza con timore e tremore”. Filippesi 2:12 “Perciò, miei cari, come mi avete sempre ubbidito non solo quando ero presente, ma molto più ora che sono assente, compite la vostra salvezza con timore e tremore”.
Il verbo “compiere” significa impegnatevi nel processo. Siamo ogni giorno nel processo! Nei tempi odierni si è rimossa la santificazione, si è propensi al peccato e spesso si diventa vasi inutili. È il Suo Spirito che ci permette e ci dà il potere di vivere uno stile di vita di consacrazione. Ci appoggiamo alla Sua grazia, anche quando siamo deboli. La grazia non è una scusa per vivere nella carne ma è il potere per vivere puri! Tito 2:11 “Infatti la grazia salvifica di Dio è apparsa a tutti gli uomini, 12 e ci insegna a rinunziare all’empietà e alle mondane concupiscenze, perché viviamo nella presente età saggiamente, giustamente e piamente”.
A cosa serve dunque essere collegati con Dio, non essere nel peccato e nel compromesso? Dio ha sempre bisogno di vasi puri attraverso cui benedire e fluire, Egli aspetta cuori perfetti nelle motivazioni verso di Lui. Questa è la giusta attitudine! Ecco perché gli intercessori sono amici di Dio. Egli ha il loro cuore, ed essi sono secondo il Suo cuore come lo fu il re Davide il quale aveva un cuore puro verso Dio. Finché siamo in questi corpi di carne, siamo imperfetti e abbiamo bisogno di essere salvati ogni giorno. Questo è il motivo per cui dobbiamo sempre ricordare che la nostra giustizia viene da Lui! Leggiamo cosa ci dice l’apostolo Paolo in 1Giovanni 3:9 “Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché il seme di Dio dimora in lui e non può peccare perché è nato da Dio”. Chi è nato di nuovo non si troverà mai a suo agio nel peccato, ma avrà sensi di colpa e di disagio. Il seme di Dio dimora in noi, il vero credente non può continuare nel peccato perché è la giustizia di Dio in Cristo. Uno stile di vita di consacrazione significa che non pratichi o non hai uno stile di vita di peccato. Il peccato indebolisce e offusca i tuoi sensi spirituali. Gli intercessori e tutti coloro che fluiscono nella dimensione profetica, hanno bisogno che i loro sensi spirituali siano acuti in ogni momento. Gli intercessori non sono amanti part-time di Dio ma sono in un’alleanza perpetua con Lui.
Uno stile di vita di consacrazione significa che stai digiunando attivamente, pregando, studiando la Parola e sedendo alla presenza di Dio per familiarizzare con la Sua voce. Il digiuno, ad esempio, crocifigge la nostra carne. La nostra arma più grande è il tempo che passiamo in intimità con Dio nella nostra cameretta. È ciò che fai in privato che ti dà potere in pubblico, il lavoro che fai fuori dal palco e lontano dai riflettori. Il livello e lo stile di consacrazione determina la profondità nello Spirito: è il nostro stile di vita consacrato che sviluppa anche il nostro rapporto con Dio.
Concludiamo con un personaggio biblico particolare: Sansone. La sua vita è arrivata perché Dio aveva un proposito e un incarico arrivato con istruzioni. Egli doveva essere un Nazireo per Dio fin dalla nascita. Doveva vivere uno stile di vita di consacrazione, dedizione e separazione per Dio: non doveva tagliarsi i capelli, doveva astenersi dai cibi impuri e dai prodotti della vite e non toccare morti. La forza di Sansone non era nei suoi capelli; era in ciò che rappresentavano i suoi capelli: la sua consacrazione. La sua forza e il suo potere erano nel suo costante “Sì!” I capelli erano solo un simbolo del suo stile di vita. Nel momento in cui cedette alla sua carne, i suoi sensi spirituali si offuscarono e, a sua volta, ruppe il legame con Dio e perse la sua consacrazione. L’apostolo Lirio ci esorta a non perdere mai la nostra consacrazione, portata a noi da Gesù Cristo e di rimanere inchiodato all’altare mantenendo la consacrazione. Dalla storia di Sansone possiamo trarre tanti insegnamenti: sebbene sia nato con un incredibile potenziale, Sansone perse la vita a causa del peccato. Questa lezione per noi di certo ci insegna che più profondamente ci lasciamo influenzare dall’annebbiamento e dal fascino del peccato, più diventiamo ciechi: Sansone era spiritualmente cieco molto prima che gli fossero cavati gli occhi (Giudici 16:21).
Dobbiamo accettare la realtà che il peccato può penetrare in profondità nelle nostre vite. Dobbiamo sapere che il peccato ha su di noi un effetto accecante e paralizzante. Tutti i peccati, in particolare quelli sessuali, hanno le loro terribili e talvolta mortali conseguenze. Il peccato ci lega, poi ci acceca; poi lentamente e inesorabilmente ci schiaccia. In verità, il peccato ci porterà più lontano di quanto potremmo voler andare. Ci terrà più a lungo di quanto potremmo voler restare. Inoltre, il peccato ci costerà più di quanto intendiamo pagare. Dobbiamo prestare attenzione al severo avvertimento: Proverbi 4:23 “Custodisci il tuo cuore con ogni cura, perché da esso sgorgano le sorgenti della vita”. L’errore di Sansone è stato proprio non aver custodito il suo cuore e di conseguenza la sua consacrazione. Molti pensano che la loro vita dipende dalle circostanze, ma la Bibbia ci insegna tutt’altro: la nostra vita dipende dalle attitudini del nostro cuore!