LA CENA DEL SIGNORE

Culto del 17 Lug 2022
Predicatore: Apostolo Lirio Porrello
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In questa domenica nella nostra chiesa si è celebrata la Cena del Signore, è stato un momento di gioia e di condivisione dell’amore che il Padre ha donato per primo a ciascuno di noi. La Mensa del Signore viene fatta prima di tutto per dare onore al Signore della Mensa e per ricordare l’istituzione del Nuovo Patto, così come Gesù stesso ci ha comandato di fare.
1Corinzi 11:23 Poiché io ho ricevuto dal Signore ciò che vi ho anche trasmesso: che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, 24 e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Prendete, mangiate; questo è il mio corpo che è spezzato per voi; fate questo in memoria di me». 25 Parimenti, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete in memoria di me».26 Poiché ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finché egli venga. 27 Perciò chiunque mangia di questo pane o beve del calice del Signore indegnamente, sarà colpevole del corpo e del sangue del Signore. 28 Ora ognuno esamini sé stesso, e così mangi del pane e beva del calice,29 poiché chi ne mangia e beve indegnamente, mangia e beve un giudizio contro sé stesso, non discernendo il corpo del Signore. 30 Per questa ragione fra voi vi sono molti infermi e malati, e molti muoiono.31 Perché se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati. 32 Ma quando siamo giudicati, siamo corretti dal Signore, affinché non siamo condannati col mondo.
I discepoli conoscevano il patto di sangue e per questo non si scandalizzarono quando sentirono dire da Gesù che quello che stavano per bere era il Suo sangue, essi sapevano esattamente a cosa il Signore si riferisse; questo tipo di patto era infatti stato fatto da Dio con Abrahamo, possiamo leggerlo in Genesi al capitolo 15.
Genesi 15:7 Poi l’Eterno gli disse: «Io sono l’Eterno che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei, per darti questo paese in eredità». 8 E Abramo chiese: «Signore, Eterno da che cosa posso io sapere che l’avrò in eredità?». 9 Allora l’Eterno gli disse: «Portami una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un montone di tre anni, una tortora e un piccione giovane». 10 Allora Abramo gli portò tutti questi animali, li divise in due e pose ciascuna metà di fronte all’altra; ma non divise gli uccelli. 11 Or alcuni uccelli rapaci calarono sulle bestie morte ma Abramo li scacciò. 12 Verso il tramontare del sole, un profondo sonno cadde su Abramo; ed ecco, uno spavento una oscurità profonda caddero su di lui. 17 Ora come il sole si fu coricato e scesero le tenebre, ecco una fornace fumante ed una torcia di fuoco passare in mezzo agli animali divisi. 18 In quel giorno l’Eterno fece un patto con Abramo dicendo: «Io do alla tua discendenza questo paese, dal torrente d’Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate:
Dio aveva chiamato Abrahamo e lo aveva fatto uscire da Ur dei Caldei con la promessa di una nuova terra e di tante altre benedizioni per lui e la sua discendenza. Abrahamo però non aveva ancora una fede salda, così chiese come poteva avere la certezza che questo sarebbe avvenuto, Dio allora fece un patto di sangue con lui, simile a quelli che venivano fatti nel suo paese d’origine, per stipulare un accordo vincolante che garantisse l’adempimento delle Sue promesse. Il patto che Dio fa con gli uomini ha uno scopo: quello di dare certezze all’essere umano che invece, è pieno di incertezze e dubbi. Attraverso il patto il Padre garantisce agli uomini che ciò che Egli dice certamente avrà compimento. Dio chiese ad Abrahamo di portargli cinque animali, il numero cinque indica la grazia e questo ci fa comprendere come il patto che il Signore ha stipulato con lui, fu un patto di grazia. Dei cinque animali richiesti, tre erano terresti: la giovenca, la capra e il montone, e due erano celesti: la tortora e il piccione. Questi animali rappresentavano il Sostituto che ancora non era venuto, ma che un giorno sarebbe morto al posto nostro sulla croce per donarci la salvezza. Abrahamo divise in due gli animali terrestri mentre lascio interi quelli celesti e, dopo aver scacciato alcuni animali rapaci da quelli sacrificati, cadde in un profondo sonno. Il patto di sangue con Dio veniva fatto anche dai re e dal popolo d’Israele, come possiamo vedere nel libro di Geremia.
Geremia 34:18 E darò gli uomini che hanno trasgredito il mio patto e non hanno eseguito le parole del patto che avevano stabilito davanti a me, passando in mezzo alle parti del vitello che avevano tagliato in due: 19 i principi di Giuda e i principi di Gerusalemme, gli eunuchi, i sacerdoti e tutto il popolo del paese che passarono in mezzo alle parti del vitello.
In Geremia leggiamo che per stipulare il patto di sangue la tribù di Giuda doveva passare in mezzo alle parti degli animali sacrificati, ma quando Dio fece il patto di sangue con Abrahamo lui dormiva e quindi fu solo il Signore a passare in mezzo agli animali divisi, manifestando la Sua presenza sotto forma di una fornace ardente, che rappresenta la sofferenza, e una torcia che simboleggia la rivelazione. Così ad Abrahamo non era stato richiesto nulla se non avere fiducia in Dio e alla Sua promessa di essere fedele al patto incondizionato stipulato. Tutti questi avvenimenti però, erano solo figura e ombra del Nuovo Patto istituito da Gesù nell’ultima cena, in cui gli antichi patti ebraici hanno avuto il loro compimento. Il sangue degli animali infatti non poteva essere sufficiente per pagare il prezzo del riscatto, solo il figlio di Dio ha potuto pagare sulla croce, con il Suo prezioso sangue, il riscatto per l’intera umanità. Così le ombre divennero realtà in Cristo, che completò con il Suo stesso sangue il Patto Abrahamico. Noi dunque possiamo essere certi che il dono della vita eterna, che Dio ci ha fatto attraverso Gesù, è il lascito testamentario per tutti gli uomini che credono.
Ebrei 10:4 poiché è impossibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati.
Luca 22:20 Così pure, dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è IL NUOVO (kainòs) PATTO NEL MIO SANGUE, che è sparso per voi.
Gesù ha adempiuto in sé il patto Abrahamitico e ciò ci viene confermato dall’apostolo Paolo nella lettera che scrisse ai Galati.
Galati 3:15 Fratelli, io parlo alla maniera degli uomini: se un patto è ratificato, benché sia patto d’uomo, nessuno l’annulla o vi aggiunge qualche cosa. 16 Ora le promesse furono fatte ad Abrahamo e alla sua discendenza. La Scrittura non dice: «E alle discendenze» come se si trattasse di molte, ma come di una sola: «E alla tua discendenza», cioè Cristo.
Galati 3:29 Ora, se siete di Cristo, siete dunque progenie d’Abrahamo ed eredi secondo la promessa.
Abrahamo ebbe tre discendenze: la progenie d’Ismaele, la progenie di Isacco e, attraverso di essa, la progenie di tutte le famiglie della Terra. Esse sono rispettivamente identificate: con la terra la discendenza di Ismaele, con la sabbia la discendenza fisica d’Israele, e con le stelle, che rappresentano i futuri nati di nuovo. Le promesse di Dio furono fatte alla discendenza spirituale, cioè Cristo. Gesù è la discendenza di Abrahamo, Egli con la circoncisione entrò a far parte del patto Abrahamitico e con la Nuova ed Eterna Alleanza lo portò compimento, estendendo la benedizione a tutti gli uomini.
Gen. 15:9 Allora l’Eterno gli disse: «Portami una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un montone di tre anni, una tortora e un piccione giovane».
Poiché Abrahamo era Caldeo e quindi conosceva l’usanza del suo popolo, Dio utilizzò un rituale di patto familiare al Suo servitore che gli potesse assicurare l’immutabilità della promessa divina. Egli chiedendo i cinque animali, stava dimostrando simbolicamente che le Sue promesse, non solo ad Abrahamo, ma a tutti coloro che fanno parte della famiglia della fede, sarebbero state mantenute mediante l’opera compiuta del Signore Gesù Cristo, poiché Lui era raffigurato proprio negli animali e negli uccelli sacrificati. La giovenca rappresentava la totale sottomissione di Gesù al Padre, Egli è il Volontario Servo di Dio e dell’uomo, che compie la purificazione per il peccato e dona salvezza all’intera umanità compiendo la volontà del Padre.
Ebrei 9:13 Infatti, se il sangue dei tori e dei capri e la cenere di una giovenca aspersi sopra i contaminati li santifica, purificandoli nella carne, 14 quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offerse sé stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente!
Mentre però la cenere di una giovenca rossa purificava i contaminati nella carne, il Sangue di Gesù ci purifica e ci santifica nello spirito, togliendo da noi la coscienza di peccato per mettere quella di figli. Anche la nostra storia con Dio è radicata nel Suo sacrificio e per questo possiamo camminare nella certezza del Suo amore togliendo da noi ogni dubbio. Il montone in Israele era usato per consacrare i sacerdoti e parla di Cristo come colui che era totalmente consacrato a Dio. Gesù infatti entrò nel sacerdozio e divenne il Sommo Sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedek. Il capro era l’animale usato più frequentemente per l’offerta per il peccato, esso rappresenta Cristo come offerta per il peccato del credente. La richiesta di un animale femmina fatta ad Abrahamo, una capra, sottolinea la sottomissione della volontà di Gesù a quella del Padre, che lo ha portato all’accettare di essere fatto peccato per noi affinché potessimo essere resi giusti in Lui e per questa Sua ubbidienza e sottomissione Egli non gustò la morte poiché Dio lo resuscitò dai morti. La tortora e il piccione venivano offerti in sacrificio dalle famiglie più povere che non avevano risorse maggiori, essi rappresentano l’origine celeste di Gesù, Egli è il Figlio dell’uomo ma anche il Figlio di Dio.
Gen. 15:10 Allora Abramo gli portò tutti questi animali, li divise in due e pose ciascuna metà di fronte all’altra; ma non divise gli uccelli.
I tre animali terrestri divisi sono anche immagine della parte terrena di Cristo, l’esposizione delle loro interiora è infatti la dichiarazione simbolica della verità che il Padre vide nell’intimo di Gesù, e vide nei Suoi pensieri e nelle motivazioni la stessa perfezione senza peccato che incontrarono gli occhi degli uomini nella Sua vita esteriore fatta di preghiera, miracoli, autorità e potenza. La tortora e il piccione però non furono divisi, questo significa che c’è una parte della redenzione che può essere compresa solo attraverso la rivelazione di Dio, Egli solo può comprendere appieno tutto ciò che è implicato nell’incarnazione, morte, seppellimento e risurrezione di Cristo e solo Lui può rivelarlo agli uomini.
Galati 2:20 Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato sé stesso per me.
Quando Gesù è morto noi siamo morti con Lui, quando è stato crocifisso siamo stati crocifissi con Lui, quando è stato seppellito siamo stati seppelliti con Lui e quando Egli è resuscitato noi siamo risorti insieme a Lui. Gli animali sacrificati avevano tutti tre anni, anche questo non è un caso: il ministero di Gesù è durato tre anni e la Sua resurrezione è avvenuta dopo tre giorni dalla morte. Comprendiamo quindi come gli animali divisi indichino che non può esserci resurrezione senza la morte, ma che dopo la morte viene la resurrezione senza la quale non ci sarebbe stata redenzione.
Gen.15:12 “Verso il tramontare del sole, un profondo sonno cadde su Abramo; ed ecco, uno spavento una oscurità profonda caddero su di lui” 17 Ora come il sole si fu coricato e scesero le tenebre, ecco una fornace fumante ed una torcia di fuoco passare in mezzo agli animali divisi.
L’oscurità profonda che venne su Abrahamo è simbolo di quella che scese sulla Terra il giorno che Gesù fu crocifisso ma soprattutto della terribile oscurità spirituale ch,e avvolse la sua anima quando la luce del volto del Padre gli fu nascosta, facendogli emettere un grido di angoscia.
Matteo 27:46 Verso l’ora nona, Gesù gridò con gran voce dicendo: «Elì, Elì, lammà sabactanì?». Cioè: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?».
Gesù non poteva morire come Dio, così ha dovuto prendere la nostra natura di peccato e diventare Egli stesso peccato per noi, per questo il Padre, che non può avere nessuna comunione con il peccato, ha dovuto allontanarsi lasciandolo per la prima volta completamente solo. Dio ha abbandonato Gesù affinché nessun uomo sia abbandonato, attraverso il Suo sacrificio infatti, noi abbiamo pace con il Signore ed Egli non ci lascerà mai da soli.
Giovanni 19:28 Dopo questo, sapendo Gesù che ogni cosa era ormai compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29 Or c’era là un vaso pieno d’aceto. Inzuppata dunque una spugna nell’aceto e postala in cima ad un ramo d’issopo gliela accostarono alla bocca. 30 Quando Gesù ebbe preso l’aceto disse: «È compiuto = tetèlestai». E, chinato il capo, rese lo spirito.
Gesù ha adempiuto tutta la legge. Poco prima di morire Egli ebbe sete e gli venne dato dell’aceto, cioè del vino guasto, ciò simboleggia il fatto che gli uomini non possono dare nulla di buono al Signore, al contrario è Lui che ha dato qualcosa di perfetto a noi: l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Gesù è morto in sottomissione facendo tutto ciò che il Padre gli aveva comandato, il Suo sangue è la Nuova Alleanza fatta con noi per la nostra salvezza, per entrare in un Patto eterno che non avrà mai fine.

Redazione a cura di Rosanna Garofalo.