Redazione a cura di Gandolfa Brucato.
La predicazione odierna continua la trattazione del tema già iniziato sulla consacrazione e porta il titolo “IL VOTO DI NAZIREATO”. Dopo gli intercessori e i sacerdoti, oggi la consacrazione dei nazirei. È vero che noi siamo più propensi ad ascoltare messaggi di motivazione che ci indicano quello che Gesù ha compiuto per noi, quello che vuole ancora compiere, ma c’è anche una parte che dobbiamo fare noi, cioè la consacrazione; stiamo vivendo in un periodo in cui l’immoralità sta crescendo sempre di più investendo ogni ambito: la scuola , la politica, la televisione, la società, la cultura e vuole bussare perfino alle porte della chiesa, ma se essa dovesse entrare nella chiesa il cristianesimo diventerebbe una buona religione dove ci sono forme, ma manca la sostanza. Gustiamo la presenza di Dio, ma uscendo dalla chiesa affrontiamo il mondo con le armi terrene e finiamo per perdere la potenza del cristianesimo. Esiste la cosiddetta teologia dell’IPERGRAZIA”secondo la quale così come non possiamo fare niente per ottenere la salvezza, allo stesso modo non possiamo fare nulla per perderla, Gesù ha fatto tutto, ha pagato per la nostra consacrazione, è Lui che ci ha procurato la santità e quindi la nostra condotta non influisce in alcun modo; ciò è certamente errato in quanto la grazia non è una licenza per peccare, ma ci serve per vincere il peccato. Abbiamo la nostra identità di figli e con l’unzione che scorre in un vaso pulito possiamo affrontare il nemico il cui obiettivo non è tanto farci perdere la salvezza, perchè ciò risulta difficile, bensì vuole impedirci di entrare nella terra promessa; ricordiamo gli Ebrei che uscirono dall’Egitto, dalla condizione di schiavitù, ma poi stiedero 40 anni nel deserto a causa del peccato e non tutti entrarono nella terra promessa e va precisato che essi non hanno compiuto peccati eclatanti ( non hanno anmazzato, non hanno rubato, né commesso adulterio), ma le lamentele e le dicerie sono bastate a fermarli. Il peccato debilita la fede e senza di essa non possiamo entrare nel progetto di Dio. Quando entra il peccato nella nostra vita, non cambia Dio ma cambia noi, interrompe la comunione, offusca i sensi spirituali, toglie la franchezza, la sicurezza, la creatività, mette la paura, i dubbi, toglie i sogni, mette i sensi di colpa. Dio perdona ogni peccato, ma il peccato non perdona nessuno. La grazia di Dio ci garantisce la salvezza dell’anima, ma il peccato cercherà di farci perdere il proposito e la ricompensa.
2 Timoteo 2:20 Or in una grande casa non vi sono soltanto vasi d’oro e d’argento, ma anche di legno e di terra; gli uni sono ad onore, gli altri a disonore. Se dunque uno si purifica da queste cose, sarà un vaso ad onore, santificato e utile al servizio del padrone, preparato per ogni buona opera. 22 Or fuggi le passioni giovanili, ma persegui la giustizia, la fede, l’amore e la pace con quelli che con cuore puro invocano il Signore.
Dio ha un progetto per ciascuno di noi, nessuno si trova sulla terra per caso e noi dobbiamo adempiere il piano, ma per farlo dobbiamo purificarci stando legati a Gesù, che è la grazia e ci farà camminare sulla linea retta che dobbiamo perseguire per arrivare a destinazione e nulla potrà impedirci di realizzare il proposito che Lui ha per la nostra vita. Santità non corrisponde a ciò che dobbiamo o non dobbiamo fare, ovviamente ciascuno saprà cosa rimuovere dalla propria vita, ma non è frutto del nostro sforzo, il cristianesimo serve per farci crescere nella relazione con Dio e se siamo vicini a Lui non temeremo attacchi del nemico. La santità della legge si basava sulle azioni, ma nella grazia il livello è stato elevato, non abbassato, non basta compiere azioni sante, ma avere anche motivazioni sante, che si ottengono con una vita di preghiera, con l’intimità con il Signore. Chi si purifica, è santificato, ossia messo a parte, utile al servizio. Dio non può usare chi non si purifica perchè dipende dalle proprie forze, dalle proprie abilità e porterà gloria a sè mentre noi dobbiamo portare gloria a Lui. Se stiamo a pregare smettiamo di peccare, se smettiamo di pregare ricominceremo a peccare. Tutti serviamo qualcuno: o Dio o il mondo, impegniamoci a servire Dio. Quali vasi vogliamo essere? Alcuni sono visibili altri no, ma tutti sono utili al buon funzionamento della chiesa, non importa se serviamo come soldati o generali l’importante è che serviamo il nostro grande Capitano. Tutti possiamo svolgere un eccellente servizio quando nessuno ci vede nella nostra cameretta possiamo pregare per la nostra famiglia, per la nostra società, laddove lo spirito vorrà guidarci.
Tito 2:11 Infatti la grazia salvifica di Dio è apparsa a tutti gli uomini, 12 e ci insegna a rinunziare all’empietà e alle mondane concupiscenze, perché viviamo nella presente età saggiamente, giustamente e piamente.
La grazia è il nostro insegnante e ci aiuta a rinunziare all’empietà. Non c’è nulla da aggiungere alla grazia per farla diventare “Ipergrazia” e non c’è nulla da togliere alla grazia per scadere dalla grazia, con essa vinceremo e non la sporcheremo con il peccato, grazia e peccato non possono stare insieme. Peccare vuol dire fallire il bersaglio, il proposito di Dio, e da cristiani potremmo trovarci a gironzolare senza centrare il proposito, tutti ogni giorno abbiamo una missione da compiere non per forza di livello elevato, ma possiamo predicare ad una persona, pregare per i ministri, nel regno di Dio non ci sono persone inutili. A questo punto vediamo come il voto di nazireato viene applicato nel nuovo testamento governato dal nuovo patto, cosa praticamente significa per noi.
Numeri 6: 1 L’Eterno parlò ancora a Mosè, dicendo: 2 «Parla ai figli d’Israele e di’ loro: Quando un uomo o una donna farà un voto speciale, il voto di nazireato, per consacrarsi all’Eterno 3 si asterrà dal vino e dalle bevande inebrianti; non berrà aceto fatto di vino, né aceto fatto di bevanda inebriante; non berrà alcun succo di uva e non mangerà uva, né fresca né secca. 4 Per tutto il tempo della sua consacrazione non mangerà alcun prodotto della vite, dagli acini alla buccia. 5 Tutto il tempo del voto della sua consacrazione il rasoio non passerà sul suo capo; finché non sono compiuti i giorni per i quali si è consacrato all’Eterno, sarà santo; lascerà che i capelli del suo capo crescano lunghi. 6 Per tutto il tempo che si è consacrato all’Eterno non si accosterà al corpo morto 7 neppure se si trattasse di suo padre o di sua madre, di suo fratello o di sua sorella, egli non si contaminerà per loro quando muoiono, perché porta sul capo il segno della sua consacrazione a DIO. 8 Per tutto il tempo della sua consacrazione egli sarà santo all’Eterno.
La parola nazireo deriva dal termine ebraico nazir, che significa “consacrare “e deriva dalla radice ebraica nazar, che significa “separare” per uno scopo divino. La vita del credente non è fatta di stagioni, di ricordi di un periodo o di un altro, in cui si vive di nostalgia del passato, in realtà ci sono diverse stagioni /di frutto, di preparazione, di potatura , di crescita, ma sempre di progresso in cui rimaniamo dedicati al proposito di Dio, non è ammissibile poter pensare di staccare la spina perchè si sta attraversando un periodo difficile, siamo chiamati per tutto il tempo a rimanere santi senza pause o interruzioni, bensì con perseveranza. Poichè nel l’A.T. soltanto la tribù di Levi era appartata per il sacerdozio e il servizio al tempio se qualcuno appartenente ad un’altra tribù voleva fare tale servizio poteva fare un voto speciale, ma doveva osservare 4 condizioni. Questa era la consacrazione dei nazirei, che erano messi a parte per uno scopo specifico divino. Il voto di nazireato poteva essere per un servizio speciale, svolto per un certo periodo di tempo o per tutta la vita di servizio. Per il periodo di tempo del voto l’uomo o la donna nazireo/a doveva : 1. Fare un voto di servizio a Dio – La consacrazione a Dio non consisteva solo nello staccarsi dal peccato, ma staccarsi per svolgere un servizio, per adempiere le opere innanzi preparate. 2. Astenersi dal bere vino e bevande inebrianti – staccarsi dai piaceri della carne. cioè non farsi inebriare, distogliere o avvolgere da ciò che, apparentemente può dare piacere o attirare gli occhi o la mente, ma in realtà finisce col distrarre dal proposito di Dio. 3. Non tagliare i capelli – testimonianza esteriore. Dovevano essere visibili all’esterno, individuati in maniera chiara; sicuramente anche noi veniamo osservati, qualcuno o più di uno non vedranno l’ora di farci notare un minimo sbaglio, ci vorranno trovare perfetti e non lo siamo, ma la sfida è che possano trovarci a risplendere di una luce che il mondo non ha, di avere una gioia ed un linguaggio che il mondo non conosce, in sintesi dovranno accorgersi che siamo credenti soltanto guardandoci. 4. Non accostarsi a morti – dipendere dal vivente. Non dovevano essere contaminati da cose morte o infruttuose, ma rimanere aggrappati al vivente, Gesù Cristo, e se noi facciamo questo riusciremo a consacrarci e a realizzare il voto di nazireato. Secondo la Mishnah (interpreta la Torah), ci sono 2 tipi di nazireato: quello a vita poteva essere ordinario e speciale; col primo non si poteva entrare in contatto con i morti ed era permesso occasionalmente di accorciarsi i capelli a condizione che si facessero i sacrifici previsti. Sansone apparteneva al tipo speciale non poteva tagliarsi i capelli, ma poteva toccare i morti in quanto aveva ricevuto la chiamata come guerriero per liberare il suo popolo dai Filistei.
Giudici 15:15 Trovata quindi una mascella d’asino ancora fresca, stese la mano e l’afferrò e con essa uccise mille uomini.
Sansone aveva questa grande unzione però aveva una debolezza, le donne, che poi sfociò nel peccato. Ha sposato una donna filistea, non dando ascolto al padre che invece gli prospettava il matrimonio con una donna del suo popolo, poi cercò una prostituta, e poi finì da Dalila la lusingatrice che gli strappò il segreto che la sua forza risiedeva nei capelli, in realtà la sua forza stava nella sua consacrazione, che ha perduto cadendo nel peccato. Infatti quando si interrompe un patto il nemico approfitta per fiaccare ed impedire la realizzazione del piano di Dio. Sansone ha compiuto solo in parte il piano e ci si potrebbe chiedere: come mai continuava ad ottenere risultati nonostante non fosse approvato da Dio? Non possiamo collegare sempre i risultati alla consacrazione e dobbiamo lasciare il concetto evangelico che va in questa direzione, secondo il quale laddove ci sono miracoli c’è unzione; in realtà i miracoli non confermano l’uomo, ma la parola di Dio, il quale per benedire usa qualunque canale disponibile, ma c’è differenza tra usare, benedire, accettare, approvare. Gesù accetta tutti, usa grazia a tutti (donna adultera) però chiede il cambiamento. Gesù non giustifica il peccato, se vogliamo essere approvati dobbiamo seguire i Suoi insegnamenti, perchè approva esclusivamente i Suoi modelli. Dio è remuneratore, a volte noi ci preoccupiamo di ciò che pensano gli altri, cerchiamo approvazione e non abbiamo pensato alla ricompensa divina che riceveremo per il modo in cui avremo agito. Prenderemo premi al tribunale Bema di cui parla l’apostolo Paolo? Sansone in seguito ai peccati commessi ha perso la comunione con Dio, ma non se rendeva conto pensando che avrebbe continuato a fare le stesse cose di prima con la sua forza, tanto secondo lui nessuno conosceva la sua situazione, ma Dio chiaramente vedeva e si era ritirato da lui, si era rotto il patto di consacrazione, pensava di combattere i nemici ma non era più guidato da Dio; ricordiamoci che quando perdiamo la comunione Dio non dirige più i nostri passi e ci troviamo a compiere opere umane con le nostre forze, faremo cose che corrispondono a paglia, fieno e stoppia, rigettate da Dio che verranno bruciate e non avremo alcun premio. Impegniamoci a compiere opere ispirate dal cielo per le quali avremo una ricompensa qui e nel tempo a venire ricompensa dal cielo.
Notiamo che il voto di nazireo esisteva anche prima della legge. Giuseppe figlio di Giacobbe è stato un nazireo prima della legge di Mosè, si è separato dalla condotta dei suoi fratelli ed è divenuto un nazireo per propria volontà, scelto dal Signore e gli sono state destinate tante benedizioni, la consacrazione porta sempre benedizione nella nostra vita.
Genesi 49:26 Le benedizioni di tuo padre sorpassano le benedizioni dei miei antenati, fino alle cime dei colli eterni. Esse saranno sul capo di Giuseppe e sulla corona di colui che fu separato (nazir) dai suoi fratelli.
A volte si pensa che la consacrazione ci toglie qualcosa, non possiamo fare questo o quello, in realtà essa aggiunge qualcosa, tutte le volte che ci accostiamo al Signore otteniamo pace, gioia, serenità, direzione, speranza, non vivremo da poveri ma da benedetti.
Deuteronomio 33:16 con i doni preziosi della terra e tutto ciò che essa racchiude. Il favore di colui che stava nel roveto venga sul capo di Giuseppe, sulla corona del capo del prescelto (nazir) tra i suoi fratelli!
E’ chiaro che ci vuole equilibrio tra santità e servizio che se portati agli estremi creano credenti sbilanciati; non possiamo rimanere staccati dal mondo intero per non contaminarci, noi siamo chiamati ad andare nel mondo per adempiere il mandato, solo consacrazione non basta, ma non basta neanche solo servizio che ci farà divenire lavoratori, operai, ma Dio richiede santi col cuore di servi. Il servizio senza consacrazione diventa esibizione, mentre la consacrazione senza servizio diventa misticismo.
Se esaminiamo la vita di Sansone e quella di Giuseppe ci rendiamo conto che Giuseppe senza la legge è stato più consacrato di Sansone, perchè la legge a volte finisce col mettere solo pesi, Sansone ha esaltato il suo “io”, Giuseppe ha esaltato e rappresentato il Suo Dio, quello che ha aiutato Giuseppe a consacrarsi e lo ha contraddistinto è stato il timore di Dio, teneva l’orecchio attento per ascoltare e fare ciò che Dio gli diceva. Sansone ha offuscato la sua consacrazione inseguendo il piacere, Giuseppe l’ha esaltata fuggendo dal piacere. (Quando la moglie di Potifar ha cercato di adescarlo se l’è data a gambe). Anche noi dobbiamo imparare a fuggire dal peccato, il nemico ci prospetterà qualcosa come priva di conseguenze, di cui gli altri non si accorgeranno, però Dio vede ed anche il nemico vede e ci presenterà il conto, quel peccato ci porterà lontano dal proposito e impedirà la benedizione nella nostra vita. Sansone e Giuseppe sono citati tra i campioni di fede, quindi salvati ed esaltati da Dio per la fede che hanno mostrato nell’adempiere il Suo proposito, ma Giuseppe ha completato il proposito, invece Sansone no, Dio lo aveva chiamato per preservare il suo popolo e lui non lo ha fatto, è morto a soli 40 anni chiedendo a Dio la forza per l’ultima volta per vendicarsi, facendo prevalere la rabbia; Giuseppe è morto a 110 anni, ha adempiuto il proposito Dio, riuscendo a preservare il suo popolo durante la carestia ed ha avuto una generazione prospera. Nel nostro cammino di cristiani non possiamo essere mossi dall’anima, dall’emotività, dobbiamo agire motivati dal mandato e dal proposito di Dio.
La parola ebraica nezer, dalla stessa radice della parola nazir, che significa anche “consacrato “è scritta sul sacro diadema, sulla mitra (il copricapo) del Sommo Sacerdote, che doveva avere questo monito continuo che comunque lo proteggeva, infatti se entrava nel luogo santissimo senza essere purificato rischiava la vita.
Esodo 39:30 Poi fecero la piastra del sacro diadema d’oro puro e vi incisero come sopra un sigillo: SANTITÀ ALL’ETERNO.
La stessa scritta durante la monarchia è stata applicata alla corona reale dei re di Israele.
2 Re 11:12 Poi Jehoiada condusse fuori il figlio del re, gli pose in testa il diadema e gli consegnò la legge. Lo proclamarono re e lo unsero; quindi batterono le mani e esclamarono: «Viva il re!».
Prima c’erano i re rappresentati da persone, sacerdoti e re avevano la chiamata alla consacrazione, attualmente noi siamo sacerdoti e re, siamo appartati e consacrati per esercitare quest’autorità regale, manteniamo consacrazione, purezza d’animo ed il diadema del regale sacerdozio presenti nell’ordine del nazireo, noi tutti siamo nazirei. I requisiti del nazireo sono simili a quelli del sacerdozio levitico, anzi maggiormente restrittivi. I sacerdoti dovevano astenersi dal vino durante il periodo di servizio nel santuario, i nazirei dovevano astenersi dal vino e da tutti i prodotti della vite per tutta la durata del voto; i sacerdoti non potevano accostarsi ai morti tranne che non fossero parenti stretti, il sommo sacerdote non poteva accostarsi mai, anche i nazirei mai, i nazirei non potevano tagliarsi i capelli per tutta la durata del voto e se li tagliavano alla fine del voto dovevano offrire un sacrificio. Secondo la Mishnah che interpreta la torà, se un nazireo faceva il voto di servizio per un periodo di tempo indefinito, il voto durava minimo 30 giorni di tempo ovvero c’era anche il voto per la vita. C’erano voti temporanei come il voto in Amos, o un bambino poteva essere dedicato da sua madre come Sansone e Samuele, che apparteneva alla tribù di Efraim, che non aveva a che fare con il sacerdozio.
1 Samuele 1:1 C’era un uomo di Ramathaim-Tsofim, della regione montuosa di Efraim, che si chiamava Elkanah, figlio di Jeroham, figlio di Elihu, figlio di Tohu figlio di Tsuf, Efraimita. 2 Aveva due mogli: una si chiamava Anna, l’altra Peninna. Peninna aveva figli mentre Anna non ne aveva.
Sia il giudice Sansone che il profeta/giudice/sacerdote Samuele, furono consacrati come nazirei fin dal grembo materno. Consacrare i nostri figli al Signore e far sì che lo possano servire è la migliore eredità, noi siamo limitati non possiamo garantire tutto, ma il timore dell’Eterno è la migliore risorsa che possiamo lasciare loro. E se ci sono figli che si sono allontanati reclamiamoli a Dio nella nostra cameretta e se qualcosa li ha accecati dichiariamo che serviranno il Signore, la preghiera toglierà le bende e farà loro ricordare che sono appartati per servirlo, per essere Suoi discepoli; i nostri figli dovranno realizzare scopi naturali e spirituali, affinchè la mano di Dio possa evidenziarsi nelle loro vite e possano raggiungere l’eccellenza. Ed in ogni nostra azione non chiediamoci cosa c’è di male, perchè vedendo il mondo quasi prendiamo la forma del mondo, chiediamoci invece cosa c’è di santo? Non esistono regole e divieti precisi, tranne che l’azione cozzi con la parola di Dio. Dobbiamo chiederci: quello che stiamo facendo serve per conquistare anche una sola persona o per non crearci nemici? E come disse l’apostolo Paolo “mi faccio tutto a tutti pur di conquistarne uno”, possiamo avvicinarci all’inferno senza entrare, possiamo avvicinarci al peccato senza compierlo, pur di strappare peccatori dalle grinfie del nemico. Non permettiamo a qualsiasi cosa di sostituire la passione per Dio. Quando un nazireo completava un voto, doveva tagliarsi i capelli e le sue ciocche, erano portate al Tempio di Gerusalemme dove erano bruciate sull’altare sacrificale con sacrifici di animali e grano. Secondo la Mishnah, dopo che i sacrifici di animali, grano e vino richiesti erano stati offerti dal sacerdote, il nazireo si ritirava nella camera del nazireo che si trovava nel cortile delle donne, dove potevano accedere le donne ebree e che si trovava vicino all’arca. I nazirei a differenza dei leviti non potevano accedere nel luogo santo. Anche noi dobbiamo avere la camera del nazireo, la nostra cameretta dove possiamo conquistare, vincere le tentazioni, avere intimità con Dio.
Atti 21:23 Giacomo, chiese a Paolo, in segno di buona fede e di solidarietà con i suoi fratelli ebrei, di patrocinare 4 nazirei che avevano compiuto il periodo dei loro voti. Fa’ dunque quanto ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini, che hanno fatto un voto; 24 prendili con te, purificati con loro, e paga per loro, perché si possano radere il capo; così tutti sapranno che non c’è nulla di vero in quelle cose di cui sono stati informati intorno a te, ma che anche tu sei disciplinato e osservi la legge. 25 Ma per quanto riguarda i gentili che hanno creduto, noi abbiamo loro scritto, avendo stabilito che non osservino alcuna cosa del genere, ma che si guardino unicamente dalle cose sacrificate agli idoli dal sangue, dalle cose soffocate e dalla fornicazione».26 Allora Paolo, il giorno seguente, prese con sé quegli uomini e, dopo essersi purificato con loro, entrò nel tempio dichiarando di voler portare a compimento i giorni della purificazione, quando sarebbe stata presentata l’offerta per ciascun di loro.
C’era in quel periodo un po’ di confusione tra le vecchie regole ed il nuovo patto. Paolo in obbedienza a Giacomo si sottomise a un rituale dell’Antica Alleanza che non aveva più alcun significato reale nella Nuova Alleanza di Gesù Cristo, poiché ogni cristiano era stato ora consacrato ad accettare un voto di servizio a vita nel sacerdozio regale dei credenti, che ricevevano Cristo e quell’unico sacrificio perfetto. Noi non abbiamo bisogno di non tagliarci i capelli, non ci viene chiesto di non contaminarci con i morti, perchè il vivente vive dentro di noi, non dobbiamo fare sacrifici perchè Gesù ha compiuto un sacrificio perfetto ed eterno, abbiamo il timore di Dio che guida i nostri passi, noi siamo chiamati a prendere in seria considerazione la nostra consacrazione.
Ebrei 10:8 Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrificio né offerta né olocausti né sacrifici per il peccato, che sono offerti secondo la legge», 9 egli aggiunge: «Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà». Egli toglie il primo, per stabilire il secondo. 10 Per mezzo di questa volontà, noi siamo santificati mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre.
Tutti siamo nazirei, santificati appartati per sempre, ma da cosa ci riconosceranno? Ci riconosceranno dalla santità che il nemico odia e della quale ha paura e così come ha tentato Sansone, Giuseppe ed anche Gesù nel deserto certamente tenterà anche noi, ma lo vinceremo nella nostra cameretta con la preghiera, con l’intimità chiedendo aiuto allo Spirito Santo e collaborando con Lui; abbiamo cominciato a vivere l’eternità e certamente non infangheremo la grazia con il peccato, ma resisteremo ad esso uscendo sempre vittoriosi. Proprio come Sansone era un prescelto e Giuseppe era un prescelto da Dio, oggi i discepoli sono prescelti.
Giovanni 15:16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi; e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo, affinché qualunque cosa chiediate al Padre nel mio nome, egli ve la dia.
Dio non ci ha scelti, né chiamati perché eravamo santi, ma perché potessimo essere santi, il primo frutto del credente è la santità e tutti i frutti dello spirito si devono manifestare nella nostra vita. Non permettiamo alla mondanità di entrare nella chiesa, non possiamo abbassare gli standard, la chiesa deve entrare nel mondo per influenzare, non andiamo in giro a farci contaminare, non accettiamo i piccoli compromessi normali nel mondo, ma che ci portano lontano dalla volontà di Dio, che affievoliscono la nostra consacrazione. Non perderemo la salvezza ma se prendiamo la forma del mondo non rispenderemo della luce di Cristo e non avremo un messaggio per il mondo.
Romani 12:1 Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio. 2 E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio.
Qui c’è la nostra chiamata al nazireato, motivati e in vista delle compassioni: Siamo nazir per servire il Signore.