IL PROCESSO DI CRESCITA DELLA FEDE DI ABRAHAMO

Culto del 30 Set 2018
Predicatore: Apostolo Lirio Porrello
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   … e ora manifestato e rivelato fra tutte le genti mediante le Scritture profetiche, secondo il comandamento dell’eterno Dio, per indurli all’ubbidienza della fede. Romani 16:26

 

Redazione a cura di Caterina Di Miceli

Un tema molto incoraggiante quello trattato oggi, infatti viene spiegato che tutti perveniamo alla fede da una condizione d’incredulità e che, prima di pervenire a una fede perfetta, attraversiamo vari stadi, proprio come avvenne ad Abramo, che nella fede crebbe gradatamente.

Prima di entrare nell’argomento, l’apostolo Lirio ricorda alla chiesa che, secondo il calendario di Dio, oggi gli Ebrei celebrano la festa dei Tabernacoli, che si conclude alle ore diciotto. Questa festa è una delle tre più importanti osservate dal popolo d’Israele, tutte coincidenti con i ritmi dell’agricoltura.

  1. La Pasqua – Durava a lungo, perché era seguita dalla festa dei pani azzimi. In essa c’erano le sante convocazioni in occasione delle quali il sacerdote presentava la primizia della raccolta dell’orzo, nel mese di Nisan.

  2. La Pentecoste – Cadeva in estate, in coincidenza della raccolta del grano.

  3. I Tabernacoli – Si celebrava durante il tempo della vendemmia.

Sul piano spirituale la Pasqua rappresenta la fede nel sacrificio e nel sangue dell’Agnello, la qual cosa avvenne per la prima volta quando gli Israeliti riposero la loro fede nella protezione che c’era nel sangue dell’agnello, che era stato spruzzato sugli stipiti delle porte di casa.

La Pentecoste rappresenta l’unzione che lo Spirito Santo fa scendere su di noi abilitandoci ad adempiere il Grande Mandato e a manifestare il Regno di Dio.

La festa dei Tabernacoli rappresenta il ritorno del Re di gloria, che noi aspettiamo. E in questo tempo di attesa dobbiamo crescere nell’obbedienza e nella fede.

Viene esaminato il percorso di fede compiuto da Abrahamo, il quale, da un’obbedienza parziale pervenne a un’obbedienza perfetta perché aveva realizzato una fede perfetta. L’obbedienza perfetta è la sola cosa che ci permette di entrare nella gloria, cioè nell’atmosfera di perfezione in cui vive Dio. Esaminare la vita di fede di Abramo ci induce a riflettere e a renderci consapevoli del livello di fede a cui noi siamo giunti.

Ebrei 11:8 Per fede Abrahamo, quando fu chiamato, ubbidì per andarsene verso il luogo che doveva ricevere in eredità; e partì non sapendo dove andava. 9 Per fede Abrahamo dimorò nella terra promessa, come in paese straniero, abitando in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, 10 perché aspettava la città che ha i fondamenti, il cui architetto e costruttore è Dio. 11 Per fede anche Sara stessa, benché avesse oltrepassato l’età, ricevette forza per concepire il seme e partorì perché ritenne fedele colui che aveva fatto la promessa. 12 Perciò da un sol uomo, e questi come fosse morto, sono nati discendenti numerosi come le stelle del cielo e come la sabbia lungo la riva del mare, che non si può contare. 13 Tutti costoro sono morti nella fede, senza aver ricevuto le cose promesse ma, vedutele da lontano, essi ne furono persuasi e le accolsero con gioia, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra.

 

Abrahamo obbedì al comando di Dio e lasciò la sua terra senza sapere quale sarebbe stata la sua destinazione. Dimorò a lungo dove Dio lo condusse e, assieme a suo figlio Isacco e a suo nipote Giacobbe, che in quel tempo era adolescente, ricevette la benedizione generazionale. Aveva circa cento anni quando nacque Isacco e Sara ne aveva nove meno di lui. Egli è considerato il padre di tutti i credenti, cioè di tutti coloro i quali hanno fede nel valore del sacrificio di Gesù.

La fede cresce e matura

 Premesso che tutti perveniamo alla fede da una condizione d’incredulità, vengono esaminati sette livelli di fede citati nella Bibbia.

  1. Fede debole – È una fede limitata, vacillante, condizionata dalle circostanze e da ciò che percepiamo con i sensi naturali; è una fede che in presenza di circostanze negative porta a dubitare della Parola di Dio. Così era la fede di Tommaso (Gv. 20:25).

  2. Fede temporanea – È una fede che dura solo per un tempo, finché non arrivano le prime difficoltà (Luca 8:15).

  3. Fede attiva – Non si limita a credere, ma porta ad agire sulle convinzioni che si hanno (Giacomo 2:14-26).

  4. Fede forte – È la fede di chi non si rassegna alla sconfitta e crede con convinzione nella vittoria che è stata già conseguita da Cristo Gesù.

  5. Grande fede – Quella che Gesù riscontrò nel centurione di Capernaum, il quale credeva che una sola parola da Lui pronunciata avrebbe guarito il suo servo (Matteo 8:10).

  6. Fede genuina, non finta – È la fede di chi crede come un bambino innocente e si fida ciecamente della Parola di Dio. È il tipo di fede di Timoteo, a cui l’avevano trasmessa la madre e la nonna (2Timoteo 1:5).

  7. Fede perfetta o divina – È la stessa fede di Dio che ci viene data nel cuore. Consiste in un’assoluta fiducia nella Parola di Dio, nella Sua integrità, nel Suo carattere.

Per giungere a una fede perfetta c’è da compiere un percorso. Raggiungere tale livello comporta il superamento di prove a cui Dio ci sottopone nel nostro cammino. Talvolta possiamo trovarci in presenza di prove estreme che dobbiamo superare da soli, ma la prima cosa in cui bisogna crescere è l’obbedienza, perché una fede perfetta si realizza per mezzo di una perfetta obbedienza, ma nessuno deve vergognarsi di avere una piccola fede iniziale, perché Dio benedice ogni stadio di crescita della nostra fede; l’importante, però, è che si cresca.

Abrahamo crebbe progressivamente  nella fede

Genesi 12:1 Or l’Eterno disse ad Abramo: «Vattene dal tuo paese, dal tuo parentado e dalla casa di tuo padre, nel paese che io ti mostrerò. 2 Io farò di te una grande nazione e ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai una benedizione. …4 Allora Abramo partì come l’Eterno gli aveva detto, e Lot andò con lui. Abramo aveva settantacinque anni quando partì da Haran.

 

Inizialmente Abramo obbedì al comando di lasciare la sua terra, ma la sua non fu una piena obbedienza, infatti, contravvenendo al comando di Dio portò con sé suo padre Terah (nome che vuol dire “ritardo”) e il nipote Lot (nome che significa “velo”).

Quando Dio ci chiama, anche noi siamo come lui, superficiali e disponibili ai compromessi, pronti a un’obbedienza parziale, ma, mentre una piena obbedienza porta accelerazione e rivelazione, la disobbedienza fa rallentare e impedisce la rivelazione.

Solo dopo la morte del padre e la separazione da Lot, Abrahamo si trovò solo, come voleva Dio.

Aveva settantacinque anni quando l’Eterno gli promise un figlio e sua moglie ne aveva sessantasei, ma prima che si adempisse la promessa passarono venticinque anni, perché il Signore attese che la sua fede fosse in grado di riceverla.

Dio lo esortò a guardare verso il cielo e a contare le stelle, perché così numerosa sarebbe stata la sua discendenza; gli disse anche di guardare in basso e di osservare la polvere della terra, perché così numerosa sarebbe stata le progenie che gli avrebbe dato. In definitiva lo esortò ad essere consapevole delle Sue promesse, non delle circostanze che avrebbe potuto attraversare.

La relazione di patto edifica e fortifica la fede

L’Eterno inoltre fece con Abrahamo un patto, un’alleanza che cambiò la loro relazione. Cambiò anche il nome a lui e a sua moglie Sara, e con il nome cambiò loro il carattere e il loro destino. Cambiò il suo nome in Abrahamo, che vuol dire “padre eccelso, padre di moltitudini”, anche se ancora non era nato il figlio promesso.

Il nome di Sara fu cambiato in Sarai,  che vuol dire “madre di nazioni”.

Dio aveva già preparato il destino per Abrahamo, ma lui non era pronto a riceverlo; si sbloccò quando crebbe nella fede.

L’apostolo Lirio precisa che, cambiando il nome di Abramo in Abrahamo, inserendo nel nome un’h, mentre pronunciava il suo nome Dio dovette soffiare e con il soffio gli impartì una nuova vita. Con Sara fece lo stesso, infatti il testo ebraico riporta che anche al suo nome l’Eterno aggiunse un’h. Egli quindi soffiò vita sia su Abramo che su Sara prima che potessero concepire un figlio.

Abrahamo intanto cresceva nella fede e, anche se il suo corpo ormai vecchio era come morto, egli guardava oltre la realtà fisica.

L’apostolo Paolo riprende questo argomento.

 

Romani 4:16 Perciò l’eredità è per fede, in tal modo essa è per grazia, affinché la promessa sia assicurata a tutta la progenie, non solamente a quella che è dalla legge, ma anche a quella che deriva dalla fede di Abrahamo, il quale 17 (come sta scritto: «Io ti ho costituito padre di molte nazioni»), è padre di tutti noi davanti a Dio a cui egli credette, il quale fa vivere i morti e chiama le cose che non sono come se fossero. 18 Egli, sperando contro ogni speranza, credette per diventare padre di molte nazioni secondo ciò che gli era stato detto: «Così sarà la tua progenie». 19 E, non essendo affatto debole nella fede, non riguardò al suo corpo già reso come morto (avendo egli quasi cent’anni), né al grembo già morto di Sara. 20 Neppure dubitò per incredulità riguardo alla promessa di Dio, ma fu fortificato nella fede e diede gloria a Dio, 21 pienamente convinto che ciò che egli aveva promesso era anche potente da farlo. 22 Perciò anche questo gli fu imputato a giustizia.

Abrahamo aveva iniziato con una fede debole, ma poi crebbe e da una fede sensoriale passò a una fede forte che poggiava sulla Parola di Dio.

In virtù del Patto, Dio non poté nascondergli che stava per distruggere Sodoma e Gomorra, e Abrahamo intercedette presso di Lui per i giusti che si trovavano in quelle città. Ebbe l’ardire di contrattare con Dio, che infine acconsentì a risparmiare gli unici quattro giusti, suoi parenti, che si trovavano in quei luoghi. Il suo agire ci dice che quando si entra in una relazione di patto e se ne ha la rivelazione si acquista franchezza nella preghiera e la fede cresce (Salmo 25:14).

Salmi 25:14 Il segreto dell’Eterno è rivelato a quelli che lo temono, ed egli fa loro conoscere il suo patto.

 

Abrahamo trasferì a Isacco il Patto che aveva fatto con Dio e in merito ad esso addestrò anche suo nipote Giacobbe, a cui lasciò un deposito spirituale che non lo avrebbe mai abbandonato.

Messa alla prova, la fede di Abrahamo evidenzia la sua totale obbedienza

Per essere perfezionata, la fede deve essere provata con il fuoco, ossia mediante le difficoltà della vita, alla stessa maniera in cui l’oro viene purificato con il fuoco. In proposito l’apostolo Lirio suggerisce alla chiesa di abituare i figli ad affrontare le difficoltà confidando in Dio, invece di intervenire aiutandoli sempre nei loro bisogni e rendendo facile la loro vita. Le difficoltà aiutano a crescere nella fede, che rimane nel nostro cuore, mentre le difficoltà passano.

Ebrei 11:17 Per fede Abrahamo, messo alla prova, offrì Isacco e colui che aveva ricevuto le promesse offrì il suo unigenito 18 anche se Dio gli aveva detto: «In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome», 19 perché Abrahamo riteneva che Dio era potente da risuscitarlo anche dai morti; per cui lo riebbe come per una specie di risurrezione.

 

Abrahamo era cresciuto nella fede al punto di credere che avrebbe riavuto suo figlio mediante una resurrezione, nonostante prima di allora non ci fossero mai stati casi di resurrezione.

Genesi 22:1 Dopo queste cose DIO mise alla prova Abrahamo e gli disse: «Abrahamo!». Egli rispose: «Eccomi». 2 E DIO disse: «Prendi ora tuo figlio, il tuo unico figlio, colui che tu ami, Isacco, va’ nel paese di Moriah e là offrilo in olocausto sopra uno dei monti che io ti dirò». 3 Così Abrahamo si alzò al mattino presto, mise il basto al suo asino, prese con sé due dei suoi servi e Isacco suo figlio e spaccò della legna per l’olocausto; poi partì per andare al luogo che DIO gli aveva detto.4 Il terzo giorno Abrahamo alzò gli occhi e vide da lontano il luogo. 5 Allora Abrahamo disse ai suoi servi: «Rimanete qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin là e adoreremo; poi ritorneremo da voi». 6 Così Abrahamo prese la legna per l’olocausto e la caricò su Isacco suo figlio; poi prese in mano sua il fuoco e il coltello e s’incamminarono tutt’e due insieme. 7 E Isacco parlò a suo padre Abrahamo e disse: «Padre mio!». Abrahamo rispose: «Eccomi, figlio mio». E Isacco disse: «Ecco il fuoco e la legna; ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». 8 Abrahamo rispose: «Figlio mio, DIO provvederà egli stesso l’agnello per l’olocausto». E proseguirono tutt’e due insieme. 9 Così giunsero al luogo che DIO gli aveva indicato, e là Abrahamo edificò l’altare e vi accomodò la legna; poi legò Isacco suo figlio e lo depose sull’altare sopra la legna. 10 Abrahamo quindi stese la mano e prese il coltello per uccidere suo figlio. 11 Ma l’Angelo dell’Eterno lo chiamò dal cielo e disse: «Abrahamo, Abrahamo!». Egli rispose: «Eccomi». 12 L’Angelo disse: «Non stendere la tua mano contro il ragazzo e non gli fare alcun male; ora infatti so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo figlio». 13 Allora Abrahamo alzò gli occhi e guardò; ed ecco dietro di lui un montone, preso per le corna in un cespuglio. Così Abrahamo andò, prese il montone e l’offerse in olocausto invece di suo figlio. 14 E Abrahamo chiamò quel luogo Jehovah Jireh. Per questo si dice fino al giorno d’oggi: «Al monte dell’Eterno sarà provveduto».  

Da questo brano risulta evidente che Abrahamo era pervenuto a una totale obbedienza, infatti non seppe negare a Dio neppure la vita di suo figlio. Lo condusse sul monte Moriah per sacrificarlo, lo depose sulla legna senza che il ragazzo reagisse, perché si fidava delle parole di suo padre, che alla sua domanda :”Dov’è l’agnello per l’olocausto?” aveva risposto che Dio lo avrebbe provveduto. E così avvenne: Dio non permise che Isacco fosse sacrificato e provvide un sostituto, un montone che si trovava nei pressi ed era impigliato tra i rami. Il montone rappresenta la provvidenza di Dio, ma Abrahamo lo vide soltanto dopo avere fatto l’offerta. Questo ci dice che noi non vedremo mai la provvidenza di Dio prima di avere fatto la nostra offerta.

Abrahamo era pronto a colpire suo figlio, ma l’Angelo dell’Eterno fermò la sua mano. Allora Dio aprì i suoi occhi ed egli vide il montone. Quel montone, che fu sacrificato al posto di Isacco, raffigura il sacrificio sostitutivo del Figlio di Dio, il quale pagò sulla croce al posto nostro.

In virtù della totale obbedienza dimostrata, l‘Angelo dell’Eterno chiamò dal cielo Abrahamo una seconda volta e disse:

Genesi 22:16-18 «Io giuro per me stesso, poiché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, l’unico tuo figlio, io certo ti benedirò grandemente e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza possederà la porta dei suoi nemici. E tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce».