I SERVI HANNO RIVELAZIONE

Culto del 01 Apr 2018
Predicatore: Past.Luigi La Torre
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Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono accadere rapidamente e che egli fece conoscere, mandandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni – Apocalisse 1:1

Redazione a cura di Caterina Di Miceli

L’argomento trattato questa mattina nasce dal su citato versetto tratto dal libro dell’Apocalisse, dal quale emerge il desiderio di Dio di darci rivelazione, affinché nella nostra vita avvenga un cambiamento. Già da tempo il tema della rivelazione viene trattato sotto molteplici aspetti e sono tante le rivelazioni che il nostro apostolo Lirio ha ricevuto e che ci ha trasmesso, ma in che misura esse hanno portato rinnovamento nel nostro modo di credere, di pensare e di agire? In che misura sono cresciuti la nostra consacrazione e il nostro livello nell’esercizio del discepolato? Quando Dio ci dà rivelazioni non ha lo scopo di trasmetterci informazioni, ma quello di produrre in noi un reale cambiamento.

L’Apocalisse è uno del libri della Bibbia meno letto perché di difficile comprensione, eppure proprio in questo libro viene definito “beato” chi legge le parole profetiche in esso contenute.
La parola “Apocalisse”, che generalmente viene associata alla distruzione, significa “Rivelazione”, infatti vi sono scritte tutte le cose che devono accadere.
Nel versetto in esame si afferma che Dio vuole rivelare gli eventi del futuro ai Suoi servi, non dice che li rivela ai Suoi ministri. Il termine greco usato per indicare la parola “servi” è dòulos, che significa schiavo e che in questo caso indica colui che dà se stesso per gli altri e il cui servizio è usato da Cristo per estendere e far progredire la sua causa tra gli uomini.

Noi corriamo il pericolo di fare l’abitudine all’ascolto della Parola di Dio, alla frequenza della chiesa e persino alle rivelazioni che ci vengono trasmesse, con il risultato che non impariamo a dipendere da Dio e continuiamo a fare ogni cosa con le nostre capacità naturali. Questo avviene quando nella nostra vita non c’è la preghiera che chiede a Dio la Sua guida e non osserviamo i Suoi principi. Dio vuole mostrare continuamente le cose spirituali a coloro che Lo servono, affinché sappiano cosa fare nelle situazioni difficili.

Romani 7:6 ma ora siamo stati sciolti dalla legge, essendo morti a ciò che ci teneva soggetti, per cui serviamo in novità di spirito e non il vecchio sistema della lettera.

La Scrittura ci esorta a servire e ad adoperarci per benedire gli altri. Se non lo facciamo rischiamo di cadere nell’errore in cui sono caduti i religiosi dell’Antico Testamento, che leggevano la Scrittura, ma poi agivano secondo i loro sistemi e le loro tradizioni. Allo stesso modo noi possiamo frequentare una chiesa, essere inseriti in un’organizzazione, ma non camminare in novità di spirito e non recepire quello che lo Spirito Santo vuole dirci per la nostra vita.

Nel libro del profeta Samuele è scritta la storia del sacerdote Eli. Dio voleva comunicare con qualcuno, ma il vecchio Eli era coricato nel suo solito posto. Avrebbe dovuto trovarsi nel santuario, essere sempre pronto a ricevere da Dio quello che voleva comunicargli per il popolo, ma lui non era nella condizione di ricevere nulla dal Signore, perché era entrato nella stanchezza e nell’abitudine, anche se il suo nome vuol dire “elevato”. Non vedeva quasi più, né nel mondo naturale né in quello spirituale, e Dio trovò un altro a cui parlare, il giovane Samuele che serviva nel tempio e che era coricato nel tabernacolo.
Eli non sognava più e per questo era invecchiato, aspettava solo di morire. Quando si sogna si hanno obiettivi da raggiungere, ci si propone di svolgere dei compiti e non s’invecchia.

1Samuele 3:1 Or il giovane Samuele serviva l’Eterno alla presenza di Eli. La parola dell’Eterno era rara in quei giorni, e non c’era alcuna estesa rivelazione. 2 In quel tempo, Eli era coricato nel suo solito posto (ora la sua vista aveva cominciato ad offuscarsi ed egli non poteva vedere). 3 La lampada di DIO non era ancora spenta e Samuele era coricato nel tabernacolo dell’Eterno dove si trovava l’arca di DIO. 4 Allora l’Eterno chiamò Samuele che rispose: «Eccomi!».

È il caso di chiederci: “Siamo come Eli o come Samuele? Ci siamo adagiati o siamo zelanti nel servire Dio?”. Egli parla a chi ha un’attitudine di servo ed è pronto a mettere in pratica la Sua volontà. Noi riceveremo le Sue rivelazioni in proporzione alla nostra attitudine al servizio.
Eli, sommo sacerdote, aveva perso di vista il suo compito, non era consacrato e non correggeva i suoi figli, che erano perversi e si comportavano in maniera indegna. Non assolveva il suo ruolo e si stava allontanando dal Signore; era un canale chiuso e Dio non poteva parlargli.
La storia del giovane Samuele ci fa comprendere che la nostra vita non dipende dal comportamento di chi è in autorità su di noi, infatti il pessimo esempio di Eli non gli impedì di avere comunione con il Signore e di essere usato da Lui.
Le autorità da cui dipendiamo possono avere mille difetti, ma ciascuno di noi è chiamato ad avere la propria vita di comunione con il Signore e a mettere in pratica la Sua volontà.

Eli, era stanco perché non aveva rivelazione o non aveva rivelazione perché era entrato nell’apatia? È vera la seconda ipotesi: non aveva rivelazione perché era entrato nell’abitudine e nell’apatia. Non onorava Dio, non Lo serviva e di conseguenza non aveva rivelazione. Era seduto, vecchio, ingrassato, e cadendo all’indietro dal sedile morì, perché si ruppe l’osso del collo.

1 Samuele 4:17 Allora il messaggero rispose e disse: «Israele è fuggito davanti ai Filistei, e c’è stata una grande strage fra il popolo anche i tuoi due figli Hofni e Finehas sono morti, e l’arca di DIO è stata presa».18 Appena fece menzione dell’arca di DIO, Eli cadde dal sedile all’indietro a fianco della porta, si ruppe il collo e morì, perché egli era vecchio e pesante. Era stato giudice d’Israele quarant’anni.

L’apostolo Giovanni ci parla dell’attitudine di Gesù, il servo eccellente. Il Padre Gli rivelava la Sua volontà e Lui prontamente Gli obbediva.

Giovanni 8:29 E colui che mi ha mandato è con me; il Padre non mi ha lasciato solo, perché faccio continuamente le cose che gli piacciono».

Gesù non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare, attitudini che oggi non sono di moda.
Marco 10:45 Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti».

Per dare agli altri e per benedirli bisogna essere disponibili, cosa che viene facile solo a chi decide di dare la propria vita al Signore.

Gesù ammaestrava i Suoi discepoli sul valore del servizio, ma essi discutevano su chi di loro era più grande. Non Gli risposero quando li interrogò su cosa stessero dicendo, ma Egli conosceva i loro pensieri e spiegò che nel Regno spirituale le cose funzionano in modo diverso, disse infatti: “Chi vuol essere primo, sia l’ultimo e servo di tutti”.

Marco 9:33 Giunsero poi a Capernaum; e quando fu in casa, domandò loro: «Di che discutevate fra di voi per la strada?». 34 Ed essi tacquero, perché per via avevano discusso intorno a chi fra di loro fosse il più grande.35 Allora, postosi a sedere, egli chiamò i dodici, e disse loro: «Se alcuno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo (diakonos) di tutti».

Chi serve nelle cose pratiche è un diacono, come Filippo, un inserviente che fu scelto dallo Spirito Santo per andare a parlare del Cristo all’eunuco etiope. Filippo era disponibile e lo Spirito Santo mandò lui, perché gli apostoli se ne stavano a Gerusalemme, contravvenendo al comando di Gesù di andare a predicare l’Evangelo del Regno fino all’estremità della terra.

Il primo che dobbiamo servire è il nostro Signore Gesù Cristo. Se non Lo serviamo, se non Lo adoriamo e non dipendiamo da Lui, il servizio che rendiamo agli altri è frutto di sforzi umani. Noi siamo chiamati a servire nella nostra chiesa, e come non consideriamo un disonore servire a casa nostra, così non dobbiamo pensare di scadere di livello se svolgiamo una mansione pratica nella nostra chiesa. Circa cento persone, nella chiesa La Parola della Grazia, svolgono servizi di vario genere e si adoperano, anche facendo sacrifici, affinché tutto funzioni al meglio.

Riguardo al servizio abbiamo molto da imparare da Gesù, il servo eccellente.
Gesù sapeva chi era, conosceva lo scopo della Sua vita e sapeva che il Padre aveva dato tutto nelle Sue mani. Anche noi, se sappiamo che siamo figli di Dio e servi di Gesù Cristo, siamo già appagati a prescindere dal ruolo che svolgiamo, mentre se non sappiamo chi siamo ci identifichiamo con quello che facciamo e quindi aspiriamo a posizioni più alte. Ma la nostra identità non dipende dalla funzione che svolgiamo, bensì dal fatto che siamo figli di Dio.

Giovanni 13:3 Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani, e che egli era proceduto da Dio e a Dio ritornava, 4 si alzò dalla cena e depose le sue vesti; poi, preso un asciugatoio, se lo cinse. 5 Dopo aver messo dell’acqua in una bacinella, cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui era cinto.

Chi riceve rivelazioni è spinto a servire e chi serve riceve rivelazioni.
Inizialmente Pietro non comprese perché Gesù gli lavava i piedi, lo comprese in seguito, dopo la croce, quando Gesù lo riabilitò e si sentì amato.
Giovanni 13: 6 Venne dunque a Simon Pietro. Ed egli gli disse: «Signore tu lavi i piedi a me?». 7 Gesù rispose e gli disse: «Quello che io faccio, ora non lo comprendi, ma lo comprenderai dopo». Pietro gli disse: «Tu non mi laverai mai i piedi». Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non avrai nessuna parte con me». 9 Simon Pietro gli disse: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo».
Molti di noi sanno alla perfezione quello che devono fare gli altri, ma questo, afferma il pastore Luigi La Torre, vuol dire guardarli dall’alto verso il basso; quando invece ci abbassiamo per lavare i loro piedi o comunque per svolgere un servizio a loro beneficio, è segno che ci siamo chiesti cosa possiamo fare per loro. Se nella coppia molti si comportassero così, invece di ergersi a giudici dell’agire del coniuge, molti matrimoni non fallirebbero.

1Pietro 4:10 Ciascuno metta al servizio degli altri il dono (carisma) che ha ricevuto, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio.
Nel corpo di Cristo tutti hanno ricevuto un dono, eppure sono molti quelli che fanno poco e sono pochi quelli che fanno molto.

In proposito il pastore Luigi racconta un aneddoto: “In un pullman c’erano passeggeri di prima, di seconda e di terza classe. A un certo punto il pullman s’impantanò e l’autista fece rimanere seduti in prima fila i passeggeri di prima classe, fece mettere da parte quelli di seconda classe e fece scendere dal pullman per spingerlo quelli di terza classe, anche se per farlo s’infangavano”. Anche nella chiesa, afferma il pastore, ci sono credenti di prima classe, che non si sognano di svolgere un servizio e forse pensano di dover essere serviti; ci sono credenti di seconda classe, che stanno a guardare quello che fanno gli altri e hanno sempre qualcosa da ridire e possibilmente da criticare; ci sono credenti di terza classe, che spendono la loro vita servendo e facendo sacrifici per far sì che tutto funzioni bene. Dio ha bisogno di ciascuno di noi e si accorge quando in chiesa manca il nostro contributo.
Dobbiamo sempre chiederci: “Cosa posso fare, quale parte devo compiere nella chiesa, nella famiglia, nell’ambito lavorativo ecc…?”. I piccoli nella fede pensano di dover sempre ricevere, di dover essere amati e serviti, ma la Bibbia ci insegna a non guardare quello che fanno gli altri, bensì a esaminarci per capire quello che dobbiamo fare noi. Il Signore ci ha dato abilità che dobbiamo mettere al servizio degli altri, come dobbiamo mettere al servizio degli altri tutto ciò che abbiamo.

Il nemico mette in azione tutte le sue strategie per bloccare la nostra crescita spirituale e, se prendiamo la decisione di servire in chiesa, per farci fare marcia indietro suscita critiche, disprezzo, ingratitudine, persecuzioni. Ma noi non dobbiamo aspettarci la ricompensa dagli uomini, essa ci verrà da Dio, perché è Lui che serviamo.
Alcuni abbandonano la chiesa e le riunioni perché hanno provato qualche delusione o perché non si sono sentiti sufficientemente apprezzati e per qualche banalità voltano le spalle al Signore.

La Bibbia dice che la rivelazione continua è per i discepoli, perché quando Dio dice qualcosa bisogna essere pronti a obbedire.
Isaia 50:4 «Il Signore, l’Eterno, mi ha dato la lingua dei discepoli perché sappia sostenere con la parola lo stanco; egli mi risveglia ogni mattina, risveglia il mio orecchio, perché io ascolti come fanno i discepoli. 5 Il Signore, l’Eterno, mi ha aperto l’orecchio e io non sono stato ribelle, né mi sono tirato indietro.

I discepoli ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica. Cercano di imitare Gesù, che stava costantemente in ascolto della voce del Padre e si disponeva a fare subito la Sua volontà, come faceva Adamo prima di cadere nel peccato.
Le folle andavano da Gesù per ascoltare la Sua Parola e si aspettavano un miracolo, ma poi tornavano alla vita di sempre. Quando c’era un prezzo da pagare, voltavano le spalle e andavano via.
Per questo la Bibbia afferma che è ai discepoli, non alle folle, che è dato di conoscere i misteri del Regno.

Marco 4:10 Ora, quando egli fu solo, coloro che gli stavano attorno con i dodici lo interrogarono sulla parabola. 11 Ed egli disse loro: «A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a coloro che sono di fuori tutte queste cose si propongono in parabole.

I discepoli ascoltano per ubbidire, i credenti ascoltano per abitudine. È nelle riunioni in casa che si formano i discepoli, non in chiesa né nelle classi di studio, perché nelle riunioni c’è il confronto, si viene ammaestrati e incoraggiati, c’è chi veglia sulla vita spirituale e aiuta a crescere spiritualmente. Chi sta da solo è in pericolo, perché non ha comunione con i fratelli e non sta a contatto con la Parola di Dio.

Gesù dice che, se comprendiamo la parabola del seminatore, comprenderemo tutte le altre.
Marco 4:13 Poi disse loro: «Non comprendete questa parabola? E come comprenderete tutte le altre parabole? 14 Il seminatore è colui che semina la parola. 15 Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma dopo che l’hanno udita, subito viene Satana e porta via la parola seminata nei loro cuori.

Possiamo raffigurare quelli che si trovano lungo la strada con coloro i quali, dopo essere stati in chiesa e avere ascoltato la Parola, una volta fuori si rituffano nel mondo e satana va subito a rubare la Parola che hanno ascoltato. Nel regno spirituale c’è un nemico che mette in azione tutte le sue strategie per rubare la Parola che è stata seminata e impedire alle persone di riceverne beneficio.
Quando in chiesa le persone fanno la preghiera di salvezza, satana si mette immediatamente all’opera per impedire che il seme della Parola metta radici nel loro cuore. La chiesa deve essere più veloce di lui a consolidarle nella fede e per tale motivo ogni martedì, in due orari diversi, sono stati istituiti due corsi di consolidamento.

C’è una grande differenza tra un credente e un discepolo.
• Il credente si limita a ricevere informazioni; il discepolo riceve rivelazioni.
• Il credente normalmente si aspetta di trarre qualche vantaggio; il discepolo spende la propria vita per portare anime alla salvezza.
• Il credente lotta per crescere spiritualmente; il discepolo lotta per portare frutto.
• Al credente piace la lode; al discepolo piace offrire a Dio un sacrificio spirituale.
• Il credente spera che gli assegnino un compito; il discepolo è sollecito nell’ assumersi le responsabilità.
• Il credente mormora e reclama; il discepolo ubbidisce e sa dire di no a se stesso.
• Il credente esalta l’io; il discepolo esalta gli altri.
• Il credente per adorare si siede; il discepolo adora Dio anche quando cammina.
• Il credente sogna la chiesa ideale; il discepolo lavora per la chiesa reale.
• La meta del credente è guadagnare il cielo; la meta del discepolo è guadagnare anime per il cielo.

Chi decide di rimanere un semplice credente rimane seduto e ingrassa, chi decide di essere un discepolo si alza e cammina nelle vie che gli indica il Signore, cammina nella rivelazione e nel servire Colui che è morto per noi.
Il discepolo non smette di credere, di obbedire e di servire il Signore dei Signori, l’Onnipotente, il Creatore dei cieli e della terra, l’Alfa e l’Omega, il Cavaliere che verrà a rapire la Sua Sposa. Il Suo nome è Gesù, la nostra Pasqua!