HO CREDUTO, PERCIÒ HO PARLATO

Culto del 29 Set 2014
Predicatore: Past. Lirio Porrello
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… così sarà la mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non ritornerà a me a vuoto, senza avere compiuto ciò che desidero e realizzato pienamente ciò per cui l’ho mandata. Isaia 55:11

Gesù disse: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio”, perché tutto ciò che dice Dio impartisce vita, ed oggi la chiesa viene ulteriormente incoraggiata ad avere un linguaggio in accordo alla Sua Parola.

Si dà lettura del brano della Scrittura in cui Dio rivolse a Giosué parole d’incoraggiamento quando, dopo la morte di Mosé, doveva succedergli nel difficile compito di guidare il popolo d’Israele verso la conquista della terra promessa.

 Giosuè 1:6 Sii forte e coraggioso, perché tu metterai questo popolo in possesso del paese che giurai ai loro padri di dare loro.7 Solo sii forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge che Mosè, mio servo, ti ha prescritto; non deviare da essa né a destra né a sinistra, affinché tu prosperi dovunque andrai. 8 Questo libro della legge non si diparta mai dalla tua bocca, ma meditalo giorno e notte, cercando di agire secondo tutto ciò che vi è scritto, perché allora riuscirai nelle tue imprese, allora prospererai. 9 Non te l’ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non aver paura e non sgomentarti, perché l’Eterno, il tuo DIO, è con te dovunque tu vada».

Anche Giosuè, come Mosé, aveva uno straordinario rapporto col Signore, ma poiché probabilmente soffriva di un complesso d’inferiorità, Dio non solo lo rincuorò e lo incoraggiò, ma lo esortò anche a meditare la Sua Parola e a dichiararla continuamente.

 Non gli disse solo di leggerla e di meditarla, ma di improntare ad essa il suo linguaggio, per riuscire vittorioso in tutte le sue imprese e prosperare.

 Raccomandando a Giosué di agire sempre in accordo al libro della legge, il Signore conferma che quanto Mosé scrisse nel Pentateuco fu ispirato direttamente da Lui ed esprime fedelmente la Sua volontà. Con la frase: Questo libro della legge non si diparta mai dalla tua bocca, enfatizza l’importanza di parlare in accordo alla Sua Parola e il pastore spiega ancora una volta che la Parola è vivente quando esce dalla bocca di Dio, ma diventa efficace nel momento in cui, dopo averci creduto, la dichiariamo con la nostra bocca.

 Nel nostro linguaggio la parola ‘meditare’ ha il significato di ‘pensare, riflettere per cercare di capire’, ma per gli Ebrei aveva a che fare con il parlare. Per loro meditare significava ‘mormorare, ripetere continuamente la stessa cosa, dichiararla al fine di sottomettere le circostanze e impedire che fossero loro a prendere il sopravvento’.

A proposito delle circostanze difficili l’apostolo Paolo disse: “Ho creduto, perciò ho parlato”, e lo stesso diciamo noi: “Abbiamo creduto, perciò parliamo”, perché le nostre parole sono la conseguenza di ciò che crediamo.

Ma come viene la fede? Leggiamolo nell’epistola ai Romani

Romani 10:17 La fede dunque viene dall’udire, e l’udire viene dalla parola di Dio.

Nel testo greco il termine ‘parola’ viene reso con lògos quando si riferisce alla Parola scritta, ma quando, come in questo caso, Dio parla direttamente al cuore di una persona specifica per un suo specifico bisogno, viene usato il termine ‘rhema’.

 Una buona traduzione di questo versetto è: “La fede viene dall’avere un’udienza con Dio”.Questo può avvenire quando andiamo alla Sua presenza ed Egli ci parla, ci esprime il Suo amore, ci incoraggia e noi Lo ascoltiamo. Così il lògos diventa rhema, la parola scritta diventa viva e parla alla nostra vita, ci viene rivelata e acquista significato. Questo versetto, quindi parla d’intimità, di vicinanza, di ascolto, di fame della Sua presenza.

Gesù diede ai Suoi discepoli una dimostrazione di fede quando si accingeva ad entrare a Gerusalemme.

Marco 11:1 Ora quando furono giunti vicino a Gerusalemme, verso Betfage e Betania, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli,2 dicendo loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte e, appena entrati in esso, troverete un puledro d’asino legato, sul quale nessuno è ancora salito; scioglietelo e conducetelo da me.3 E se qualcuno vi dice: “Perché fate questo?”. Rispondete: “Il Signore ne ha bisogno. Lo rimanderà qui subito”». 4 Essi dunque andarono e trovarono il puledro legato vicino ad una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero.5 Alcuni dei presenti dissero loro: «Cosa fate? Perché sciogliete il puledro?». 6 Ed essi risposero loro come Gesù aveva loro indicato, e quelli li lasciarono andare. …

Affinché si adempisse la profezia del profeta Zaccaria (9:9) Gesù doveva entrare nella città di Gerusalemme cavalcando un puledro d’asina. Aveva certamente ricevuto parole di conoscenza dal Padre, agì in fede e ripeté le Sue parole nell’assoluta certezza che Egli già aveva provveduto ciò che Gli occorreva. Così è per noi che siamo Suoi figli: Dio si prende cura di noi e provvede ad ogni nostro bisogno, perciò non dobbiamo lasciarci prendere dall’ansia e dalla preoccupazione, ma muoverci semplicemente in fede nelle Sue promesse.

 Nello stesso capitolo del Vangelo di Marco, Gesù ci dà un’altra lezione con cui ci fa comprendere quanto le parole che pronunciamo abbiano un effetto nel soprannaturale.

  12 Il giorno seguente, usciti da Betania, egli ebbe fame. 13 E, vedendo da lontano un fico che aveva delle foglie, andò a vedere se vi trovasse qualcosa; ma, avvicinatosi ad esso, non vi trovò altro che foglie, perché non era il tempo dei fichi. 14 Allora Gesù, rivolgendosi al fico, disse: «Nessuno mangi mai più frutto da te in eterno». E i suoi discepoli l’udirono.19 E, quando fu sera, Gesù uscì fuori dalla città. 20 Il mattino seguente, ripassando vicino al fico, lo videro seccato fin dalle radici.

Nessuna pianta, tanto meno un fico, può naturalmente seccare fin dalle radici in un sol giorno, ma nel momento in cui Gesù comandò al fico di seccare, la Sua Parola iniziò ad agire subito anche se l’evidenza fu manifesta il giorno seguente.

Quante volte ci accade di non vedere subito l’effetto di ciò che dichiariamo! In tal caso rimaniamo fermi sulle promesse di Dio, perché la Sua Parola dichiarata in fede attiva subito il mondo spirituale, anche se non sempre manifesta subito la sua efficacia.

21 E Pietro, ricordandosi, gli disse: «Maestro, ecco, il fico che tu maledicesti è seccato». 22 Allora Gesù, rispondendo, disse loro: «Abbiate la fede di Dio! 23 Perché in verità vi dico che se alcuno dirà a questo monte: “Spostati e gettati nel mare”, e non dubiterà in cuor suo ma crederà che quanto dice avverrà qualunque cosa dirà, gli sarà concesso…

Facendo riferimento alla creazione, che avvenne quando Dio parlò e le cose vennero all’esistenza dall’invisibile al visibile, questo brano ci dice che noi possiamo attivare la potenza di Dio dichiarando in fede la Sua Parola con la nostra bocca.

… 24 Perciò vi dico: Tutte le cose che domandate pregando, credete di riceverle e le otterrete. 25 E quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate affinché anche il Padre vostro, che è nei cieli, perdoni i vostri peccati. 26 Ma se voi non perdonate, neanche il Padre vostro, che è nei cieli, perdonerà i vostri peccati».

Gesù applica alla preghiera questo stesso processo di fede, ma ci avverte che se viviamo nella mancanza di perdono blocchiamo la mano di Dio, mentre se abbiamo un cuore che sa perdonare possiamo dichiarare la Parola e vederne i benefici.

Purtroppo nei momenti difficili molti credenti incontrano difficoltà a dichiarare le promesse di Dio e invece di esprimere uno spirito di fede, si lasciano muovere dalla rabbia ed enfatizzano  i problemi.

Ad esempio c’è chi, invece di reclamare la guarigione, parla in accordo ai sintomi e si aspetta il peggio, o chi, avendo avuto in famiglia casi di malattie ereditarie, anziché rifiutarle nel nome di Gesù si aspetta di esserne colpito.

Quanto all’importanza di parlare in fede basandosi sulle promesse di Dio, viene illustrato l’episodio delle dodici spie inviate da Mosé ad esplorare la terra promessa. Dieci di esse tornarono terrorizzate dai giganti che l’abitavano e fecero un resoconto totalmente negativo, mentre due di esse, Giosué e Caleb, tornarono entusiasmate dalla bellezza del territorio e, per nulla impaurite, si dissero certe che Dio avrebbe dato quei giganti nelle loro mani.

Dio considera segno di disprezzo non credere alla Sua Parola,  tanto che delle dieci spie  che erano dominate da uno spirito di scoraggiamento disse: ‘certo non vedranno il paese che ho giurato di dare ai loro padri. Nessuno di quelli che mi hanno disprezzato lo vedrà’ (Numeri 14:23), mentre di Caleb, che aveva uno spirito di fede disse: ‘ma il mio servo Caleb, poiché è stato animato da un altro spirito e mi ha seguito pienamente, io lo introdurrò nel paese nel quale è andato; e la sua progenie lo possederà’ (Numeri 14:24).

Anche noi dobbiamo essere animati da uno spirito di fede se vogliamo appropriarci delle promesse di Dio.

2Corinzi 3:17 Or il Signore è lo Spirito, e dov’è lo Spirito del Signore, vi è libertà. 18 E noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore.

L’apostolo Paolo definisce l’incredulità come un velo che ottenebra, impedisce di vedere le cose come le vede Dio e di conseguenza manda in perdizione.

2Corinzi 4:1 Perciò, avendo questo ministero per la misericordia che ci è stata fatta, non ci perdiamo d’animo. 2 Anzi abbiamo rinunziato ai sotterfugi della vergogna, non camminando con astuzia, né falsificando la parola di Dio, ma mediante la manifestazione della verità, raccomandando noi stessi alla coscienza di ogni uomo davanti a Dio. 3 Ma se il nostro evangelo è ancora velato, esso lo è per quelli che periscono, 4 nei quali il dio di questo secolo ha accecato le menti di quelli che non credono, affinché non risplenda loro la luce dell’evangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio.5 Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù, il Signore, e siamo vostri servi per amore di Gesù 6 perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è lo stesso che ha fatto brillare il suo splendore nei nostri cuori per illuminarci nella conoscenza della gloria di Dio, che rifulge sul volto di Gesù Cristo. 7 Or noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché l’eccellenza di questa potenza sia di Dio e non da noi. 8 Noi siamo afflitti in ogni maniera, ma non ridotti agli estremi; perplessi, ma non disperati; 9 perseguitati, ma non abbandonati; abbattuti, ma non distrutti, 10 portando del continuo nel nostro corpo il morire del Signore Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. 11 Noi che viviamo, infatti siamo del continuo esposti alla morte per Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. 12 Cosicché in noi opera la morte, ma in voi la vita. 13 Ma pure, avendo noi lo stesso spirito di fede, come sta scritto: «Io ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo e perciò parliamo, 14 sapendo che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi per mezzo di Gesù e ci farà comparire con voi. 15 Tutte queste cose infatti sono per voi, affinché la grazia, raggiungendo un numero sempre maggiore di persone, produca ringraziamento per abbondare alla gloria di Dio. 16 Perciò noi non ci perdiamo d’animo; ma, anche se il nostro uomo esteriore va in rovina, pure quello interiore si rinnova di giorno in giorno. 17 Infatti la nostra leggera afflizione, che è solo per un momento, produce per noi uno smisurato, eccellente peso eterno di gloria.

L’apostolo afferma che, nonostante nella vita ci siano prove, afflizioni, persecuzioni, situazioni che suscitano scoraggiamento e abbattimento, è possibile superarle tutte grazie allo spirito di fede che ci anima e in virtù del quale possiamo dire: ‘Ho creduto, perciò ho parlato!’.

Dobbiamo proclamare la vittoria quando sembra che siamo sconfitti; dichiarare: “Per le Sue lividure sono stato guarito” quando siamo ammalati; proclamare: “Non durerà per sempre, Dio mi sta tirando fuori dal tunnel, passerà!’ quando attraversiamo situazioni che sembrano disastrose! Per noi ogni occasione è buona per dare gloria a Dio.

 Abrahamo non si lasciò influenzare da ciò che vedeva nel naturale, una moglie già vecchia, ma rimase fermo su ciò che Dio gli aveva detto: “Guarda le stelle del cielo e la sabbia del mare, così sarà la tua progenie”.

Romani 4:18 Egli, sperando contro ogni speranza, credette per diventare padre di molte nazioni secondo ciò che gli era stato detto: «Così sarà la tua progenie». 19 E, non essendo affatto debole nella fede, non riguardò al suo corpo già reso come morto (avendo egli quasi cent’anni), né al grembo già morto di Sara. 20 Neppure dubitò per incredulità riguardo alla promessa di Dio, ma fu fortificato nella fede e diede gloria a Dio, 21 pienamente convinto che ciò che egli aveva promesso era anche potente da farlo.

Abramo attese per molti anni la realizzazione della promessa ricevuta, ma non vacillò nella fede, era certo che Dio avrebbe mantenuto la promessa fattagli e continuava a ripetere le Sue parole.

Anche Giosué e Caleb rimasero fermi sulla promessa di Dio; essi credevano che Egli non può mentire e avevano un’assoluta fiducia nelle Sue promesse, mentre le altre dieci spie avevano uno spirito di lamentela che non li fece entrare nella terra promessa, perché la lamentela blocca la benedizione.

 Abrahamo,  Giosuè e Caleb ci siano di esempio, crediamo come loro nell’infallibilità della Parola di Dio e come loro dichiariamola, perché essa è vivente, ma per renderla efficace e mettere in azione la sua potenza nella nostra vita è necessario che ci crediamo e la dichiariamo.

Attiviamo quindi il nostro spirito di fede, accordiamoci con la Parola e impariamo ad usare sempre il linguaggio di Dio.

 

 

Redazione a cura di Caterina Di Miceli