GESÙ, L’INTERCESSORE

Culto del 26 Mar 2023
Predicatore: Past. Joe Porrello
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Redazione a cura di Gina Lo Piparo

Continuando la serie sull’intercessione, il servizio di domenica si è incentrato sulla figura di Gesù, l’Intercessore per eccellenza. Come specifica la Scrittura, infatti, non esiste alcun mediatore tra noi e Dio all’infuori di Cristo:
1Timoteo 2:5 Vi è infatti un solo Dio, ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini: Cristo Gesù uomo,
Per comprendere la figura del mediatore possiamo fare riferimento al periodo storico attuale, con la guerra tra Ucraina e Russia in corso: la figura mancante è proprio quella di un mediatore efficace che porti alla pace. Chi ci sta provando non sta ottenendo grandi risultati. Un mediatore è colui che si mette in mezzo e riconcilia due parti in divergenza o disaccordo. Questo è ciò che Gesù ha fatto per noi e continua a fare.
Il Suo sacerdozio è perfetto e non ha fine. Mentre nel sacerdozio levitico i sacerdoti, poiché esseri umani, morivano, Gesù è sacerdote in eterno e mai cessa di pregare per noi:
Ebrei 7:23 Inoltre quelli erano fatti sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare, 24 ma costui, perché dimora in eterno, ha un sacerdozio che non passa ad alcun altro, 25 per cui egli può anche salvare appieno coloro che per mezzo suo si accostano a Dio, vivendo egli sempre per intercedere per loro.
Per comprendere meglio il ministero dell’intercessione, guardiamo ai tipi e alle ombre dell’intercessione nella Bibbia. La Scrittura è infatti Cristocentrica e ci riporta sempre a Cristo, anche profeticamente: Gesù era, ed è, il compimento di tipi e ombre di cose a venire, tra cui feste, simboli, forme e pratiche dell’Antico Testamento. Che grande privilegio abbiamo quindi noi, che viviamo dopo la Sua venuta, ad avere una visione ampia di tutto questo!
Romani 11:36 Poiché da lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono tutte le cose. A ui sia la gloria in eterno. Amen.
L’intercessione di Gesù per noi è tridimensionale: passato, presente e futuro. L’opera compiuta alla Croce (il “tutto è compiuto”) rappresenta il passato, quando venne la pienezza del tempo, Cristo venne sulla terra per intercedere per l’umanità. Eravamo in debito con il peccato, separati da Dio. Per risolvere questo problema, Dio si è incarnato ed è morto per noi.
L’opera di Cristo viene rappresentata in Rut 4, dove si usa il principio del “parente redentore”: Boaz riesce a sposare Rut, rimasta vedova e sola insieme alla suocera Naomi, perché era il parente a lei più prossimo. Dall’unione tra i due nascerà Obed, nonno del re Davide. Allo stesso modo, Gesù è diventato nostro “parente” facendosi uomo per poterci redimere.
Gesù come Agnello fu immolato prima della fondazione del mondo, era il Suo destino morire per noi. Era l’unico senza peccato, perfetto e senza macchia. Diventando peccato per noi e morendo al posto nostro, ha adempiuto i requisiti dell’AT del sacerdozio levitico e del tempio.
Ebrei 7:27 che non ha bisogno ogni giorno, come quei sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, quando offerse sé stesso. 28 La legge infatti costituisce come sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza, ma la parola del giuramento, che viene dopo la legge, costituisce il Figlio reso perfetto in eterno.
L’antico patto era transitorio, ma Cristo è mediatore di un patto migliore ed eterno. Nell’AT il sacerdozio levitico era il tramite per i figli di Israele. I sacerdoti si frapponevano tra il popolo e Dio per pregare, sacrificarsi e portare i fardelli del popolo. Mosè agì allo stesso modo, spesso attenuando l’ira e il giudizio di Dio con le sue preghiere di intercessione. Tutto questo si è adempiuto in Gesù Cristo, nostro Intercessore, che ha “ottenuto un ministero molto più eccellente dell’antico, poiché l’alleanza che egli media è migliore, poiché è attuata su migliori promesse”. Lui si è sacrificato una volta per i peccati di tutti! Gesù ha ricucito il rapporto. È l’opera compiuta del Calvario. La Nuova Alleanza nel Suo sangue. Non c’è altro modo per avere riconciliazione con Dio che attraverso Suo figlio.
Giovanni 14:9 Io sono la porta; se uno entra per mezzo di me sarà salvato; entrerà, uscirà e troverà pascolo.
Questo verso ci riporta alla storia di Boaz e Rut. La prassi del “parente redentore” prevedeva infatti che il matrimonio avvenisse col parente più prossimo; Boaz aveva sì il diritto di riscatto, ma c’era un altro parente prima di lui che, quindi, Boaz decise di incontrare.
Rut4:1 Or Boaz salì alla porta della città e là si pose a sedere. Ed ecco passare colui che aveva il diritto di riscatto e di cui Boaz aveva parlato. Boaz gli disse: «O tu, tal dei tali, avvicinati e siediti qui». Quello si avvicinò e si mise a sedere
Per gli Ebrei la porta della città rappresentava il posto dove recarsi per ottenere giustizia. Gesù è la nostra porta, Lui è la nostra giustizia! Nessuno può pregare per noi come Lui. E se credere nella Sua giustizia a volte significa rinunciare a difenderci, facciamolo tenendo presente il Suo esempio: persino davanti a Pilato, Gesù rimase muto. Cambiamo mentalità e rinunciamo a difenderci o a cercare vendetta.
Ruth 4:7 C’era in Israele quest’antica usanza, per rendere valido un contratto di riscatto o di cessione di proprietà: uno si toglieva la scarpa e la dava all’altro; era il modo di testimoniare in Israele. 8 Così colui che aveva il diritto di riscatto disse a Boaz: «Acquistala per conto tuo», e si tolse la scarpa.
Questa usanza ebraica ha un grande potere simbolico. Chi poteva riscattare Rut rinuncia e si toglie la scarpa dandola a Boaz. Viene indicato come “tal dei tali”, non si specifica nemmeno il suo nome: rappresenta il nemico, da cui Cristo ci ha riscattato. Gesù ha preso il nostro cammino (rappresentato dalla scarpa), tutto ciò che abbiamo vissuto, e ci ha pienamente riscattati dandoci un nuovo cammino insieme a Lui.
Nel ministero dell’intercessione Gesù è ora il nostro modello. Lui che si è fatto uomo e ha provato nell’anima i nostri stessi sentimenti.
Ebrei 4:15 Infatti, noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato
Cristo è un Sommo Sacerdote sensibile, simpatizza con noi. I sacerdoti dovevano essere sempre sensibili ai bisogni della gente. L’intercessore, in effetti, porta il fardello del popolo. Ora noi condividiamo il Suo ministero e il Suo fardello. Quando siamo diventati uno con Lui nella risurrezione, Lui ci ha resi sacerdoti. Sotto il Nuovo Patto, Dio ha realizzato ciò che aveva sempre voluto: un regno di sacerdoti.
Apocalisse 1:6 e ci ha fatti essere un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui siano la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Ritornando alle scarpe (quindi ai piedi), non possiamo non ricordare un episodio di adorazione potente, perché un intercessore è un adoratore:
Luca 7:38 E, stando ai suoi piedi, di dietro, piangendo, cominciò a bagnargli di lacrime i piedi e ad asciugarli con i capelli del suo capo; e glieli baciava e li ungeva con l’olio profumato.
Quella donna stava dietro per la vergogna, ma ebbe una grande rivelazione: nell’adorazione non conta chi siamo noi, ma chi stiamo adorando. I piedi di Gesù furono bagnati di lacrime e unti con olio, Gesù empatizzò con le sue lacrime. Quando piangiamo ai Suoi piedi ci arrendiamo, riconoscendo il Suo cammino per noi, quindi siamo in grado di condividere il Suo fardello. Gesù, pur essendo il nostro intercessore, ci coinvolge a “partecipare al ministero di intercessione” su questa terra. La differenza tra un intercessore e uno che prega è il peso per il prossimo.
Gesù a sua volta lavò i piedi ai Suoi discepoli, Giuda incluso. Tolse loro le scarpe, lavò i piedi a ciascuno ed è pronto a farlo con noi: vuole prendere le nostre scarpe, lavarci i piedi e purificare il nostro cammino.
Ma come sono oggi i piedi di Gesù?
Apocalisse 1:15 I suoi piedi erano simili a bronzo lucente, come se fossero stati arroventati in una fornace…
Il termine “bronzo” nell’originale è, in realtà, di non semplice traduzione. Pare che l’apostolo Giovanni usi un termine molto antico, ma è certo che si riferisca a una lega tra rame e altri metalli preziosi (probabilmente anche oro e argento). Una traduzione parla di ottone.
L’ottone ha delle caratteristiche particolari:
• Utilizzato per strumenti musicali: il cammino di Gesù parla di adorazione, sempre e ovunque;
• Resiste alla corrosione: niente può fermare il percorso del Messia;
• Antibatterico, gli agenti patogeni non riescono a contaminarlo: Lui ha vinto la malattia e la morte.
Ecco come sono i piedi di Gesù e, grazie al fatto che Lui ha preso le tue scarpe per riscattarti, ha trasformato il tuo cammino nel Suo. Le decisioni dell’anima a volte ci conducono verso labirinti senza uscita, ma quando seguiamo il cammino di Gesù per noi, Lui ci rende veloci e agili. Il significato del nome Boaz probabilmente è proprio questo: “velocità/agilità”. Lui ci rende veloci e agili da scavalcare gli ostacoli. Ci dà forza e potenza per servirlo. Dobbiamo solo decidere di dargli il nostro cammino e mettere le nostre scarpe nelle Sue mani.